Trade, trade e ancora trade
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Si è chiusa martedì 1 novembre la possibilità di scambiare giocatori per cercare di migliorare la propria squadra o liberarsi di contratti onerosi in prospettiva futura. Le ultime 24 ore sono state frenetiche come mai visto negli anni passati con giocatori di valore che hanno cambiato franchigia. Se aggiungiamo anche le mosse dei giorni precedenti possiamo affermare che potrebbe essersi creata una frattura evidente tra chi giocherà per i playoff e chi per costruire la squadra del futuro.
Come sempre è tutto sulla carta, gli infortuni sono dietro l’angolo e anche l’amalgama non è così scontato1. Già week 9 darà qualche risposta, ma prendiamoci qualche settimana di tempo per valutare meglio i nuovi innesti.
Cliccando QUI trovate vincenti e perdenti di questa tornata di scambi.
Il ruggito della tigre: January Madness
I playoff NFL sono la cosa più simile alla March Madness (le finali del basket universitario, nda), in cui non sempre vince la squadra più forte, ma quella che gioca meglio in quelle tre ore (cit. Sean McVay).
Siamo di fronte alla stagione con minori segnature dal 2009, con il maggior numero di rimonte nell’ultimo quarto, con il minor margine di punti nelle vittorie dal 1970; la quasi totalità delle squadre è alla ricerca di un’identità, con settembre che è diventato una sorta di preseason alla ricerca degli automatismi, visto che in preseason molti titolari ormai riposano, e con ottobre in cui si fa fronte ai correttivi messi in atto dalle difese che sono sempre più atletiche e preparate, ma novembre è il vero spartiacque in cui un terzo delle squadre abbandonano le speranze di playoff.
L’apertura alla settima squadra ai playoff ha concesso maggiori margini di errore e qualche potenziale battuta d’arresto in più rispetto al passato, ma adesso si vede la differenza tra chi ha impostato la struttura del proprio gioco su solide basi e chi no. A volte il calendario favorevole, grazie ad alcune partenze sprint, fa sembrare delle squadre più forti di quello che non sono, vedi gli Steelers di due anni fa, i Cardinals dello scorso anno e punterei sulle due franchigie della grande mela quest’anno, ma a novembre è tutta un’altra storia: o ci sei o non ci sei. L’anno scorso sono arrivate al Super Bowl le due squadre più sane e forse le più in forma in quel momento dell’intera NFL.
Nei Divisional della passata stagione hanno prevalso tre delle quattro squadre in trasferta, nelle finali di Conference i Bengals hanno vinto in casa dei Chiefs e i 49ers per poco non facevano lo stesso a Los Angeles.
Gli head coach adesso devono serrare i ranghi, trovare alternative ai giocatori infortunati, giocare un passo avanti rispetto alle difese che affronteranno e soprattutto creare quella consapevolezza che davvero possa essere l’anno giusto per la loro franchigia. In dicembre si guadagneranno le vittorie che serviranno per accedere ai playoff, con un occhio di riguardo alle rotazioni dei giocatori per non perdere vittorie importanti, ma preservandoli per il mese di gennaio quando lì sì che dovranno essere al meglio, perché, parafrasando McVay, a quel punto dell’anno non conterà il loro valore potenziale, ma solo giocare meglio del loro avversario di turno.
E allora vediamo a novembre quali squadre troveranno la loro identità e quali si squaglieranno di fronte alle prime difficoltà date da infortuni e adattamenti degli avversari, ma soprattutto iniziamo a prepararci aspettando con impazienza quella che potremmo coniare la January Madness del football.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Il nuovo profilo Instagram
Alla fine nonostante i tentativi non siamo riusciti a recuperare il nostro vecchio profilo su Instagram, quindi armati di tanta pazienza ne abbiamo aperto uno nuovo.
https://www.instagram.com/huddleitaly/
Vi garantiamo tanta qualità come col precedente, se ancora non l’avete fatto iscrivetevi e fate girare la voce, grazie di cuore.
L’angolo del Salerio - Beata gioventù
In una NFL che, al netto di Week 8, è dominata in una Conference dagli Eagles di Jalen Hurts, anni 24, e combattuta nell'altra in una incessante rivalità tra i Bills di Josh Allen, 26, e i Chiefs di Patrick Mahomes, 27, non sembra più esserci posto per i fenomeni che, nel recente passato, hanno monopolizzato la Lega. A destare la sorpresa maggiore sono i Buccaneers di Tom Brady, entrati in un inspiegabile vortice di sconfitte contro Steelers e Panthers, e i Packers di Aaron Rodgers, che addirittura ne hanno perse quattro consecutivamente, tra le altre contro Giants, Jets e Commanders.
Kurt Warner, che in NFL è arrivato a 27 anni e si è ritirato una decina di stagioni più tardi, non ha usato mezzi termini in riferimento a Brady, arrivato alle 45 primavere, e Rodgers, 39 anni il prossimo 2 dicembre: "Sembrano esausti, forse è il caso di ritirarsi". Il quarterback dei Buccaneers, in effetti, un periodo simile difficilmente l'aveva vissuto prima: soltanto in 9 delle 364 settimane di football giocato in carriera ha avuto un record negativo (oggi 3-5) e non perdeva tre partite di fila addirittura dal 2002, quando la striscia arrivò a quattro.
Non che Rodgers se la passi meglio, con le sue 1.800 passing yard (mai oltre le 255 in una singola partita) e, soprattutto, le 6.6 yard di media a lancio, un dato per lui mai così basso da quando è titolare ai Packers. La caduta degli dèi, però, non è stata l'unica a sconvolgere la NFL in questo pazzo avvio di regular season, perché a crollare sono stati anche altri giganti degli ultimi anni, da Matt Ryan ai Colts a Russell Wilson ai Broncos.
Largo alla beata gioventù insomma... almeno per ora.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Segnalazioni dal sito
Qualche link ai contenuti pubblicati in questi ultimi giorni: tutto su week 8 NFL (cronache e rubriche), gli ultimi podcast e la review NCAA.
Il Foglio della statistica
È più difficile fare un rating perfetto a 158.3 oppure uno zero spaccato, per un quarterback?
Sebbene di poco è ancora più difficile ottenere un rating perfetto: è successo 78 volte rispetto agli 84 rating a zero ottenuti nella storia della NFL. Questa settimana focalizziamo la nostra attenzione sui rating zero.
L'ultimo ad ottenere questo "record" è stato Brandon Allen il 3 gennaio del 2021 quando, nella sconfitta dei suoi Bengals contro i Ravens, Allen lanciò un misero 6/21 per 48 yard e 2 intercetti.
Con la formula attuale di calcolo del rating, per ottenere uno 0.0, non bisogna segnare touchdown, completare meno del 30% dei passaggi, avere una media/passaggio di meno tre yard e lanciare almeno un intercetto ogni 9 pass tentati.
Il recordman dei rating zero è il buon Terry Bradshaw, che l'ha ottenuto per ben tre volte in carriera, mentre a livello di squadra i Pittsburgh Steelers ed i New York Giants hanno avuto per sei volte un QB che ha totalizzato un rating zero. Pittsburgh, addirittura, può vantare di avere due QB con zero rating nella medesima partita: Terry Bradshaw e Cliff Stoudt totalizzarono entrambi un rating zero il 12 Dicembre 1982 nella sconfitta per 13-0 contro i Buffalo Bills.
Gli Steelers non sono i soli, però, ad avere questo record doppio: anche i Chicago Bears il 22 Novembre 1981 (sconfitta per 23-7 contro i Detroit Lions) con Vince Evans e Bob Avellini ed i New York Jets il 12 Dicembre 1976 (sconfitta 42-3 contro i Cincinnati Bengals) con Joe Namath e Richard Todd, ottennero un doppio zero nella stessa partita.
Infine, segnatevi questa partita (su YouTube trovate degli highlight): 9 dicembre 1973, St.Louis Cardinals - Atlanta Falcons = 32-10. Sia il quarterback di Atlanta Bob Lee che quello dei Cardinals Gary Keithley, misero a segno un rating zero.
12 Quarterback che hanno ottenuto un rating zero hanno anche ottenuto un rating perfetto di 158.3, ma di questi parleremo la prossima volta.
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
Analitichiamo: chi lancia meglio quando serve
Nelle ultime edizioni della newsletter abbiamo visto un paio di elementi delle statistiche avanzate, l’EPA (Expected Points Added) e l'Expected Dropback.
Come sappiamo l'EPA fornisce un'indicazione di quanto un gioco sia stato efficace, mentre con l'Expected Dropback ci viene fornita la probabilità che l'azione sia un passaggio. Ad esempio, questa probabilità sarà più alta nei terzi down oppure in situazione di svantaggio con poco tempo sul cronometro, mentre sarà sicuramente più bassa con poche yards mancanti per chiudere il down e con situazioni di ampio vantaggio.
Con questi due dati possiamo vedere quali giocatori hanno avuto una maggior performance in situazioni di "puro" passaggio. Queste sono le azioni in cui le difese possono aspettarsi un lancio e perciò eseguiranno tutti gli aggiustamenti necessari per mettere in difficoltà il quarterback avversario.
Nella costruzione del grafico sottostante pertanto ho preso in considerazione solamente i giochi con una probabilità di passaggio superiori al 75% ed ho escluso le azioni che hanno portato ad un sack del quarterback.
Con un minimo di 65 passaggi troviamo 34 giocatori. Tra i principali rimangono esclusi Mac Jones e Dak Prescott, che hanno dovuto saltare qualche partita a seguito di problemi fisici.
A guidare la classifica, quasi scontato e con un netto distacco, troviamo il quarterback dei Kansas City Chiefs, Patrick Mahomes. Dietro di lui una doppietta targata AFC East: Tua Tagovailoa supportato dalla coppia di ricevitori Tyreek Hill/Jaylen Waddle e Josh Allen che può sempre contare sul fido scudiero Stefon Diggs.
Nelle ultime posizioni e con EPA negativa troviamo solamente 6 quarterback, grazie anche all'esclusione dei sack. Se nella parte restante della stagione, i veterani Rush, Mayfield e Wentz avranno poche possibilità di modificare i propri valori, i giovani Mills, Pickett e Fields proveranno di certo a riscattarsi.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per la newsletter)
In chiusura
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