Non andiamo a Francoforte...
Benvenuto ad una nuova uscita (23/2023) della newsletter di Huddle Magazine.
Martedì si è aperta la vendita per la partita NFL di Francoforte tra Chiefs e Dolphins del 5/11. Più di 1 milione e 500mila persone in coda per un biglietto in uno stadio che ne contiene 42mila, ma non sarebbe cambiato nulla si fosse giocato a Monaco di Baviera come nel 2022. Come appassionati e tifosi siamo delusi da vedere che i preziosi biglietti siano subito disponibili sul secondary ticketing a 5 volte il prezzo di vendita…
Il ruggito della tigre
In offseason gran parte dell’attenzione mediatica è concentrata sui quarterback e i loro eventuali rinnovi contrattuali che raggiungono cifre sempre maggiori e che ci fanno sobbalzare sulla sedia, ma se dei giocatori possiamo conoscere quasi tutti i dettagli dei loro contratti, questo è molto più difficile con quelli degli head coach.
Basandoci su varie indiscrezioni siamo riusciti a comporre una classifica, da prendere molto con le pinze per le ragioni suddette, ma che ci dà un’idea di quanto siano gli stipendi di questi allenatori che dedicano davvero anima e corpo alle loro squadre.
Si nota subito come i capi allenatori alla prima avventura nel ruolo hanno tutti stipendi simili che si aggirano tra i 3 e i 5 milioni di dollari l’anno.
Diverso è il discorso per gli allenatori che hanno rinnovato il contratto, per cui lo stipendio in genere è superiore agli 8 milioni di dollari, eccezion fatta per Zach Taylor dei Cincinnati Bengals che si attesta sui 6,5 milioni di dollari, frutto del nuovo ingaggio a seguito della stagione in cui ha guidato i Cincinnati Bengals al Super Bowl, ma in una società che sappiamo essere molto oculata.
L’allenatore più pagato ad oggi sembra essere anche quello più vincente di questa classifica: Bill Belichick. I suoi 20 milioni di dollari l’anno sono sicuramente meritati, ma vedendo quanto tutta la sua vita sia dedicata al football ci chiediamo dove trovi il tempo per spenderli.
Una menzione di merito spetta a Sean Payton che, dopo il suo anno sabbatico, è riuscito a strappare ai Broncos un contratto da 18 milioni annui a salire fino al 2027, nonostante la franchigia debba ancora pagare all’head coach precedente, Nathanial Hackett, 3 milioni l’anno per i prossimi 4 anni.
Molto diverso è lo stipendio dei coordinatori in NFL, che si aggira attorno al milione di dollari, da cui è facile capire perché, quando arriva l’opportunità per loro di diventare capi allenatori, non si lascino scappare l’occasione, nonostante siano due ruoli completamente diversi e spesso i coordinatori non si rivelino adatti a guidare una franchigia nonostante eccellano in un ruolo più specializzato.
Un’eccezione è rappresentata però dal nuovo defensive coordinator dei Miami Dolphins, Vic Fangio, che forte del suo talento e della sua esperienza, ha firmato un triennale da 4,5 milioni di dollari l’anno, apparentemente simile allo stipendio del giovane head coach della franchigia della Florida, Mike McDaniel.
Ricordando che si tratta di dati ufficiosi, possiamo comunque vedere come anche nei coaching staff le differenze di stipendi sono considerevoli, proprio come quelle tra i diversi giocatori.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Chiedilo al Direttore
Questa settimana il nostro Direttore Giovanni Ganci si lascia andare ad uno sfogo sulla vendita dei biglietti per le partite europee della NFL.
Buon ascolto!
Dal sito
I Milano Seamen vincono la prima partita nella ELF, potete leggere QUI analisi e racconto della partita e QUI la review di week 4. La USFL è arrivata al Championship, QUI il riassunto delle semifinali. Perchè i Ravens hanno strane patch sulla maglia d’allenamento? Scopritelo QUI. Il Game Pass sbarca su DAZN, QUI le prime informazioni. Avete visto l’incredibile anello del Super Bowl dei Kansas City Chiefs? If not trovate tutto QUI. Siamo all’atto finale della IFL, il XLII Italian Bowl, QUI qualche info utile, QUI il preview Guelfi e QUI quello Panthers.
Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero una proposta per i biglietti NFL in Europa.
Analitichiamo
Tra gli argomenti più dibattuti in off-season c'è sicuramente quello dell'impatto dei rookie quarterback e di quelli al secondo/terzo anno. Chiaramente la speranza di aver trovato il franchise quarterback è altissima e non sempre basta la prima stagione per capirlo. Le prestazioni possono progredire (e poi anche regredire) sia in modo abbastanza lineare, sia con un "salto" tra una stagione e l'altra.
Negli anni recenti, nella prima categoria andrei ad inserire giocatori come Joe Burrow e Justin Herbert, che fin da subito hanno dimostrato di poter essere il futuro della loro franchigia.
Per andare a vedere chi possiamo inserire nel secondo gruppo utilizziamo la differenza di Total Epa tra una stagione e quella precedente. Se di solito utilizziamo l'Epa/Play per apprezzare l'efficienza, con il Total Epa comprendiamo meglio l'impatto.
Non possiamo non partire dal giocatore che sta guidando la lega da 5 anni, ossia Patrick Mahomes. E' stato suo il salto maggiore, come evidenziato nel grafico sottostante, quando nel 2018 ha fatto strabuzzare gli occhi a tifosi ed addetti ai lavori dopo aver giocato una sola partita nel 2017.
Dopo di lui troviamo Lamar Jackson, che nel suo secondo anno nella lega è andato a conquistare il titolo di MVP, dopo alti e bassi da rookie.
Se spesso il secondo anno genera un salto maggiore, anche per le difficoltà che si possono incontrare nella stagione dell'esordio, il terzo rappresenta quello della verità. E' proprio al terzo anno che Josh Allen è esploso con una grandissima stagione dopo le prime due estremamente difficoltose.
Fondamentale il contesto: Allen ha ricevuto in dono Stefon Diggs, con Jackson arrivò Marquise Brown e Mahomes si ritrovò Travis Kelce e Tyreek Hill.
Anche quest'anno abbiamo alcuni giocatori papabili per spiccare il volo, forse anche all'ultima chiamata, come Trey Lance, Justin Fields, Mac Jones. Probabilmente solo Lance a San Francisco può trovare quel contorno di compagni che possono metterlo nelle condizioni di fare il grande salto, forma fisica e Purdy permettendo.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per la newsletter)
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L’angolo del Salerio
Mancano 70 giorni al via della regular season e, con i training camp all'orizzonte, che qualcosa in più potranno dirci su roster e protagonisti della prossima stagione dal 25 luglio in avanti, in questo periodo di transizione è interessante dare uno sguardo ciò che è accaduto nel passato recente. Delle 32 squadre che compongono le due Conference, sono tredici quelle che hanno festeggiato almeno un successo al Super Bowl negli ultimi vent'anni: i Patriots guidano il gruppo con ben cinque vittorie, seguiti da Chiefs, Giants e Steelers con due e da Broncos, Buccaneers, Colts, Eagles, Packers, Rams, Ravens, Saints e Seahawks, tutte con un Lombardi Trophy alzato al cielo.
Ovviamente, non è un caso che, nel medesimo periodo, siano stati proprio i Patriots a collezionare il minor numero di sconfitte, appena 92 in 322 partite di regular season, seguiti dagli Steelers (122), che però possono vantare il primato di non aver avuto alcuna stagione perdente dal 2004 in avanti, anche e soprattutto grazie all'immacolata gestione di coach Mike Tomlin. A occupare il gradino più basso del podio sono i Packers (126), mentre a completare le prime dieci posizioni sono squadre che hanno tutte vinto almeno un Super Bowl, da Colts (132), Eagles (141) e Ravens (141) a Seahawks (142), Saints (144) e Chiefs (145). Tutte, a eccezione dei Cowboys (150), decimi pur senza vittorie finali dal 1996 a oggi.
Il premio al cinismo va certamente ai Giants, tredicesima squadra più sconfitta negli ultimi vent'anni con 179 partite perse e comunque con due titoli recenti in bacheca, anche se la franchigia più tartassata pur avendo vinto un anello sono i Rams, ottavi con 190 sfide senza vittoria su 322 totali. Chi spera in un'immediata inversione di marcia sono senz'altro i Browns, che detengono il non invidiabile primato con 222 sconfitte, seguiti da Lions (216), Raiders (211) e Jaguars (211), uniche altre squadre oltre quota duecento. Cleveland e Detroit, per altro, annoverano un'altra triste statistica: tra le franchigie che partecipano alla corsa al Super Bowl dal 1967, sono le uniche a non aver mai giocato una finale.
(Alessio Salerio in esclusiva per le newsletter)
Il gioco
Un piccolo gioco per passare il tempo: la persona nella foto è diventata famosa, ma non come giocatore di football.
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La soluzione della scorsa newsletter: Owens, Gronkowski e Jones-Drew.
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