La classe del 2023
Benvenuto ad una nuova uscita (27/2023) della newsletter di Huddle Magazine.
La newsletter non va in vacanza, vi teniamo compagnia anche ad agosto :-)
Sabato 5 agosto si è tenuta la cerimonia di ingresso nella Hall of Fame della classe del 2023, potete leggerne un riassunto QUI. Per celebrare l’evento buona parte degli articoli di questa newsletter sono dedicate all’arca della gloria.
Buona lettura.
L’ospite della newsletter
Forse non è normale che uno, alla domanda “Qual è il tuo giocatore preferito ogni epoca dei Dolphins” risponda, senza esitazioni, “Zach Thomas”. Cioè, andiamo… e Dan Marino? Sul serio? Sì, sul serio. Davvero davvero. Oddio, è anche possibile che sia io a non essere normale, e chiunque mi conosca sa cosa è stato per me Dan Marino, l’inizio della scintilla per il football in generale e per i Miami Dolphins in particolare. Però Zach è stato… Zach. Come faccio a spiegarvelo?
Zach Thomas finisce il college nel 1996 e si dichiara eleggibile. Sì, è bravino ma, santo cielo, è basso. E leggero. 180 cm e poco più di 100 chili per un linebacker NFL non vanno bene, sì, anche Ray Lewis è 185 ma vabbè, è Ray Lewis, è roba da primo giro, viene da The U, questo qui da Texas Tech chi è? Mike Westhoff e Jimmy Johnson però decidono di dare una chance a quel ragazzo, in cui hanno visto qualcosa, e i Miami Dolphins lo chiamano al quinto giro, 154esimo assoluto e dopo altri 17 linebackers. E da lì, inizia tutto.
Zach lavora sodo, molto sodo. E ha istinto, tanto. Sente il pallone, lo annusa, arriva addosso all’avversario come un falco ovunque esso sia, volando letteralmente da una parte all’altra del campo. Una macchina da tackles. Doveva giocare solo special teams ma è impossibile lasciarlo fuori dal campo e il posto da middle linebacker, il più difficile di tutta la difesa, è subito suo, a scapito di un certo Jack Del Rio. Da lì Zach sarà titolare per 12 anni e 168 partite, fino all’infortunio che nel 2007 mi ha negato la possibilità di vederlo dal vivo a Wembley, il giorno nel quale mi è stata scattata la foto sopra. Solo un anno finì sotto i 100 tackles (99) con un media di 144 tackles all’anno. Uno-quattro-quattro. Più 20,5 sack, più 17 intercetti, più, più, più... Ma non sono i numeri a rendere la grandezza di Zach Thomas, è la sensazione che la sua presenza in campo dava a tutti, compagni e avversari, i cori dei tifosi contrari contro di lui (e lui ha ammesso che ci si gasava), il cuore che questo uomo piccolo solo fisicamente metteva in ogni snap, gli attestati di stima dei suoi avversari, stupiti che non fosse ancora stato chiamato a Canton. Fino ad ora.
Zach è l’emblema di come una persona non considerata può fare grandi cose, se ne ha l’opportunità. Che in fondo è un po’ la storia di molti di noi, sicuramente la mia. Ed è per questo che sabato, 5 luglio 2023, mi sono commosso ascoltando il suo discorso alla cerimonia di induzione. Io indossavo la sua maglia #54, e lui la giacca crema che simboleggia il suo meritato posto fra gli immortali del nostro sport. Well deserved, Zach!
(Mauro Rizzotto in esclusiva per la newsletter)
Dal sito
Continuano i nostri preview della prossima stagione delle squadre NFL, trovate QUI quelli già pubblicati. La PAC-12 è prossima alla chiusura, o quasi, QUI vi spieghiamo perchè. L’Italia perde contro l’Austria nella semifinale degli Europei, QUI il racconto della partita. Volete saperne di più sulle divise throwback dei Philadelphia Ealges? QUI trovate descrizione, storia ed immagini. Abbiamo fatto due chiacchiere con Alessandro Vergani, giocatore italiano dei Surge in Germania, QUI l’intervista.
Se state leggendo la newsletter e non siete ancora iscritti cosa aspettate ad esserlo?
Analitichiamo
Lo scorso sabato è ufficialmente iniziata la stagione 2023 con al prima partita di preseason tra Cleveland Browns e New York Jets. L'incontro si è disputato a Canton, sede della Hall of Fame dell'NFL ed ha visto celebrare la classe del 2023.
Se tutti i ruoli sono degni di essere rappresentati tra i migliori giocatori di tutti i tempi, come sempre, i quarterback assumono un ruolo dominante, seppur non sono quelli numericamente più rilevanti.
Neanche quest'anno abbiamo visto entrare nell'olimpo della lega un quarterback e l'ultima apparizione è stata quella di Payton Manning nel 2021.
La selezione dei giocatori per la Hall of Fame è soggetta a valutazioni e discussioni da parte di un comitato di selezione che prende in considerazione numerosi elementi, tra cui super bowl, vittorie, le statistiche, l'impatto sulla lega, la leadership e tanto altro.
Se proviamo a tradurre tutto questo in numeri per visionare il passato e provare a prevedere i futuri eletti, ci viene incontro Pro Football Reference. Il famoso sito di statistiche ha costruito una metrica denominata "Hall of Fame Monitor" che prova a stimare le possibilità di un giocatore di essere introdotto nella Hall of Fame.
Questo indice tiene in considerazione le statistiche di base, l'Approximate Value (altro metrica di PFR), le vittorie, Pro Bowl, ed altri traguardi.
Nel grafico sottostante sono riportati in giallo i quarterback presenti nella HOF, con il valore di HOF Monitor sull'asse delle y e l'anno del ritiro su quelle delle x.
Fino ad oggi superare il valore 60 di HOF Monitor ha quasi sempre permesso di essere eletto.
La questione si fa interessante nell'ultimo periodo quando si sono ritirati alcuni dei giocatori rappresentativi dell'ultima generazione. Tra questi, oltre al già citato Manning, troviamo il fratello Eli, Tom Brady, Drew Brees, Joe Flacco, Cam Newton, Matt Ryan, Philip Rivers, Big Ben. Una bella concentrazione di giocatori degli ultimi 15 anni.
Se possiamo già considerare meritevoli Brady e Brees, cosa avverrà per gli altri elementi del gruppo? Per i numeri dovrebbero tutti fare un viaggio a Canton, ma forse chi segue da più tempo storcerà il naso su alcuni potenziali membri.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per la newsletter)
L’angolo del Salerio
I training camp sono ormai entrati nel vivo e, da questa notte, torna il football giocato, con l'avvio della prima settimana di preseason. Ancora un mese, poi si farà sul serio, con l'attesissimo Thursday Night tra Lions e Chiefs. Insomma, al netto di qualche free agent di lusso ancora sulla piazza, tra i quali spicca il runningback Dalvin Cook, i roster sembrano essere definiti in vista della regular season, in particolare nei loro protagonisti più attesi. A proposito dei grandi nomi sparsi nei vari attacchi NFL è interessante analizzare il trio composto da quarterback, wide receiver #1 e runningback titolare non soltanto in termini di produzione nel presente, ma anche in ottica futura.
In questo senso, il reparto più giovane è quello dei Falcons con 22.3 anni di media tra Desmond Ridder (24), Drake London (22) e Bijan Robinson (21). La linea verde, però, non è per forza sinonimo di vittorie e i tre perni del gioco offensivo di Atlanta andranno valutati in un'armonia offensiva ancora tutta da costruire, anche con gli altri talenti di squadra, in particolare il tight-end Kyle Pitts (23). Lo stesso si può dire di un paio di attacchi estremamente freschi, dai 23 anni dei Texans (C.J. Stroud, Nico Collins e Dameon Pierce) ai 24 dei Colts (Anthony Richardson, Michael Pittman e Jonathan Taylor), ma anche altrettanto inesperti, i cui rookie quarterback ancora devono misurarsi con una partita in NFL. Non meno intrigante è lo scenario dei Lions, unica altra squadra sotto i 25 anni di media (24.7), che schiera Jared Goff al fianco di Amon-Ra St. Brown e Jahmyr Gibbs, attesa matricola da Alabama.
Sullo scoglio dei 25 anni, però, non ci sono soltanto reparti ricchi di scommesse, ma solide realtà, come gli Eagles, finalisti allo scorso Super Bowl e tra i grandi favoriti per la prossima annata: Jalen Hurts (25), A.J. Brown (26) e D'Andre Swift (24) fermano la carta d'identità a una media dalle fenomenali prospettive. Nei Chiefs campioni in carica è Marquez Valdes-Scantling (29) ad alzare l'asticella rispetto a Patrick Mahomes (28) e Isaiah Pacheco (24). Tra i più attesi protagonisti con un'ottima situazione in ottica futura ci sono anche Bengals (Joe Burrow, Ja'Marr Chase e Joe Mixon) e Jaguars (Trevor Lawrence, Calvin Ridley e Trevis Etienne) in AFC, entrambe a quota 25.7 anni, e 49ers (Brock Purdy, Deebo Samuel e Christian McCaffrey) in NFC, a 26 anni. Tra agli attacchi più in là con l'età, clamoroso il divario tra i Titans e tutti gli altri: Ryan Tannehill (35), DeAndre Hopkins (31) e Derrick Henry (29) totalizzano 31.7 anni di media, mentre nessun'altra squadra supera i 30 anni, con Raiders (Jimmy Garoppolo, Davante Adams e Josh Jacobs) e Rams (Matthew Stafford, Cooper Kupp e Cam Akers) a 29.3 e 29.7 anni di media.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
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Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero quali partite di preseason guardare.
Il ruggito della tigre
La scorsa settimana la Hall of Fame ha scelto i campioni da inserire nel suo prestigioso elenco e, finalmente, tra di loro c’era anche il nome di Ken Riley dei Cincinnati Bengals.
Purtroppo il riconoscimento è arrivato postumo e ci sono voluti ben 35 anni per ottenerlo, nonostante il cornerback sia, ancora oggi, il quinto giocatore per maggior numero di intercetti registrati in NFL.
Il mio sentimento, come quello della sua famiglia è agrodolce, perché lui ci aveva sperato ogni singolo anno, ma era una persona gentile ed educata che non si era mai messo in mostra se non con la sua classe sul campo da gioco e puntualmente ogni anno era rimasto deluso. Di sicuro aver giocato tutta la carriera nei Cincinnati Bengals non ha giovato alla sua causa, visto lo scarso peso politico della squadra che in tutta la sua storia ha avuto solo Anthony Munoz inserito nella Hall of Fame (1 su 371!!! giocatori vestiti con la giacca oro), prima di lui.
Non mi stupisco che sia avvenuto quest’anno però: i Bengals iniziano ad essere una franchigia rispettata e con più attenzione mediatica, Anthony Munoz da un anno è diventato HOF’s Chiefs Relationship Officer, i Cincinnati Bengals si sono adeguati ai tempi e da due anni hanno creato il Ring of Honour in cui è ovviamente stato inserito Ken Riley e questo gli ha dato una buona visibilità.
Le dinamiche ufficiali per essere inseriti nella Hall of Fame mi sono chiarissime, ma quelle ufficiose no ed è per questo che non riesco ad essere felice fino in fondo di questo riconoscimento a Riley, perché il fatto che non abbia potuto vestire fisicamente quella giacca mi amareggia tantissimo, anche se con questo non voglio fare elenchi su quale campione lo meritasse meno di lui.
Mi chiedo allora se non abbia fatto bene un mesetto fa Corey Dillon, a sparare a zero per non essere ancora entrato nel Ring of Honor dei Bengals, ma era evidente il suo sfogo era rivolto anche alla Hall of Fame che lui pensa di meritare e, guardando i suoi numeri, non senza ottime ragioni, infatti è uno dei 10 RB, nella Super Bowl Era, con una media di almeno 4,3 yard a portata, 70 yard a partita e più di 10.000 yard corse e uno dei 6 RB con almeno 4 stagioni con 1.100 yard e 4,6 yard a portata. Tutto questo giocando per molti anni nei Bengals che avevano QB imbarazzanti che portavano le difese a concentrarsi sulle corse. I record battuti sono stati tanti e a loro coronamento è arrivato anche il titolo, da protagonista, con i Patriots nel 2004, ma neppure questo lo ha mai fatto inserire nemmeno tra i semifinalisti per l’inserimento nella Hall of Fame.
Riassumendo: è stato longevo, ha vinto un titolo, è stato decisivo nei momenti importanti, è stato consistente. Allora perché questa mancanza di considerazione? L’unica spiegazione che riesco a darmi è il suo carattere poco diplomatico, come quando, rifiutando un lauto rinnovo contrattuale, dimostrò la sua schiettezza, dicendo al proprietario Mike Brown che piuttosto che giocare per lui sarebbe andato a girare gli hamburger e avrebbe giocato per 50$ da un’altra parte. Anche con i Patriots i rapporti non sono rimasti idilliaci, ma questo aspetto caratteriale ha un peso così grande dal precludergli una giacca color oro?
E allora mi chiedo: cosa serve davvero per entrare nella Hall of Fame? Io non l’ho capito, o meglio, spero di non averlo capito!
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Come vedere NFL e NCAA
La nostra guida annuale su come vedere la NFL e la NCAA la trovate QUI. La NFL si stabilisce su DAZN sia con il Game Pass che con la loro offerta “base”, mentre ci sono brutte notizie per gli appassionati di college football :-(
Il gioco
Il gioco si prende un po’ di pausa. La soluzione di settimana scorsa è Brian Urlacher.
In chiusura
Avete amici che si stanno avvicinando al nostro fantastico sport? Bene, sul nostro canale YouTube, tra le tante cose, abbiamo un video sui ruoli in attacco e in difesa.
Dove siamo? Dappertutto o quasi :-) Oltre al sito web ci trovate su Twitter, YouTube, Facebook, Instagram e Twitch. Abbiamo una chat su Telegram con oltre 1200 iscritti nella quale discutere di football. QUI trovate i nostri podcast e QUI i nostri libri.