La NFL nel mondo (tranne che in Italia)
Benvenuto ad una nuova uscita (70/2024) della newsletter di Huddle Magazine.
La NFL ha comunicato le nuove squadre e i nuovi mercati del Global Markets Program, l’espansione commerciale della lega in tutto il mondo, tranquilli, l’Italia (ovviamente) non è presente e QUI potete leggere sull’argomento. Continua la free agency e vi proponiamo un riassunto degli ultimi giorni, qualche considerazione sulle nuove regole, il divario di stipendio nella NFL e la bellissima storia di William “Pudge” Heffelfinger.
Buona lettura!
L’angolo del Salerio
La free agency è iniziata il 10 marzo scorso e i fuochi d'artificio non sembrano essersi ancora interrotti nel cielo NFL. Negli ultimi giorni, in particolare, sono stati alcuni uomini di esperienza a siglare accordi in nuovi lidi. L'affare più ricco è quello che ha legato Stefon Diggs ai Patriots con un triennale per 69 milioni di dollari. Dopo aver fallito l'assalto a Chris Godwin e a DK Metcalf, New England ha fatto un bel regalo a Drake Maye con il wide receiver, pur reduce da un grave infortunio al ginocchio, che ha ridotto a 8 partite e 496 receiving yard il suo rendimento a Houston, interrompendo una striscia di sei stagioni consecutive oltre le 1.000 yard su ricezione.
Assai più controverse, invece, sono state le scelte dei Giants tra i quarterback. Se l'accordo biennale per 8 milioni di dollari con Jameis Winston appariva una scelta sensata, con l'idea di affiancargli un rookie scelto al Draft per il prossimo futuro, il contratto annuale da ben 21 milioni con Russell Wilson molto meno. Wilson (51.3) si è piazzato alle spalle a Winston (55.6) per quarterback rating nella scorsa regular season, in un contesto decisamente più funzionale tra Steelers e Browns, ed è soltanto uno dei segnali che, da quando ha lasciato i Seahawks nel 2021, il suo rendimento si è inabissato. Poco convincenti sono stati anche gli affari che hanno portato il tackle offensivo Cam Robinson ai Texans e il receiver Brandin Cooks ai Saints.
Provando a tirare le fila di questa free agency, in attesa che gli ultimi nomi, da Aaron Rodgers e Amari Cooper a Rasul Douglas e Keenan Allen, trovino la propria destinazione, è evidente come alcune protagoniste degli scorsi playoff si siano rinforzate. Le aggiunte di Joey Bosa e Joshua Palmer e i tanti rinnovi eccellenti esaltano i Bills, i Rams hanno aggiunto Davante Adams a compendio del nuovo accordo con Matthew Stafford, i Vikings hanno lavorato egregiamente sulla offensive line e confermato Aaron Jones, Lions e Buccaneers hanno evitato di perdere pezzi eccellenti del proprio roster, i Broncos hanno aggiunto buone pedine dai 49ers oltre a Evan Engram e i Chargers non sono stati da meno con Mekhi Becton e Najee Harris. Buoni colpi anche per i Commanders, con Deebo Samuel, e i Ravens, con DeAndre Hopkins. Gli Eagles, che pure si sono mossi in maniera oculata, sono avvisati. Attenzione, però, anche alle possibili nuove protagoniste sullo scenario NFL, dai Bengals, che hanno trattenuto Ja'Marr Chase e Tee Higgins, ai Raiders, in rampa di lancio con Geno Smith, Jeremy Chinn e il rinnovo a Maxx Crosby, passando per i già citati Patriots e i Bears, che hanno sistemato egregiamente entrambe le linee.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero: qualche considerazione sulle nuove regole.
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Dal sito
Le nuove regole NFL le trovate QUI. Le schede della Strada Verso il Draft sono QUI. Sono in svolgimento i campionati italiani di football, QUI risultati e preview. Preview e review delle giornate UFL le potete leggere QUI. Maggiori informazioni sulla guerra dei blu sono QUI. Le review della stagione 2024 squadra per squadra le potete leggere QUI.
Il ruggito della tigre
I titoli principali in free agency sono sempre per i contratti a 7 zeri e per le costanti lotte per essere il giocatore più pagato in un determinato ruolo se non dell’intera lega.
Per noi Europei non è così facile comprendere questa corsa per ottenere un primato che molto probabilmente verrà spazzato via dal rinnovo successivo di un altro giocatore, magari a una sola settimana di distanza, ma fa parte della cultura americana: “Io valgo per quanto vengo pagato”.
Attualmente in NFL ci sono circa 2.344 contratti attivi, che corrispondono a 73 giocatori per squadra, e, calcolando che a questo conteggio mancano ancora i rookie provenienti dal draft che porteranno il conto a 2601, rimarranno solo 9 posti in media per squadra da riempire per arrivare ai 90 giocatori da presentare al training camp.
Come si vede dalla tabella sottostante ho voluto esaminare in quale range di importi, intesi come salario medio annuale, si andavano a inserire questi contratti in essere e naturalmente si vede come quasi il 60% di essi stia sotto il milione e mezzo di dollari lordi.
Abbinate questa considerazione all’esigua durata di una carriera NFL che resta mediamente molto al di sotto dei 4 anni e vi renderete conto che la maggioranza dei giocatori può vivere di football ma non diventa automaticamente ricca con il football. Negli Stati Uniti d’America si considera ricco chi ha un patrimonio netto di almeno 2,5 milioni di dollari.
Dalla suddivisione degli importi secondo i vari range individuati si trova naturalmente conferma del fatto che mediamente le squadre NFL hanno 7 giocatori pagati trai 5 e i 10 milioni e 6 oltre i 10 milioni. Naturalmente la suddivisione varia da squadra a squadra e chi avrà un rookie quarterback tenderà probabilmente ad avere un numero di contratti “pesanti” maggiore di chi ha dovuto concentrare di più le proprie risorse.
I Minnesota Vikings sono la squadra con più giocatori (18) con contratti superiori ai 5 milioni, mentre i Buccaneers ne hanno solo 9. I campioni sono essenziali per vincere i campionati, ma quelli bene o male o li hanno tutti e i loro ingaggi sommati sono sostanzialmente analoghi per ogni squadra, cambia solo la loro distribuzione per ruolo, per cui io resto sempre convinto che siano i contratti intermedi, quelli trai 2,5 e i 5 milioni di dollari che fanno la differenza, quei gregari che ti permettono di far quadrare il salary cap ma al contempo ti rendono solido un reparto.
Qualcuno interessante che risponde a queste caratteristiche in free agency ancora c’è, vediamo chi sarà così scaltro da aggiudicarselo.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic in pillole
Nel mondo del football americano, i grandi nomi si sprecano. Ma prima di Tom Brady, prima di Joe Montana, prima ancora della nascita della NFL, ci fu un uomo che cambiò per sempre la storia dello sport: William “Pudge” Heffelfinger.
Il suo nome potrebbe non essere noto al grande pubblico, ma è grazie a lui che il football entrò ufficialmente nell’era del professionismo. Il 12 novembre 1892, in un campo polveroso della Pennsylvania, Heffelfinger fu il primo giocatore della storia a essere pagato per giocare a football. Cinquecento dollari per una singola partita, una cifra che oggi potrebbe sembrare irrisoria, ma che all’epoca segnò una svolta storica.
Nato a Minneapolis nel 1867, Heffelfinger era un gigante per i suoi tempi: 1,90 m di altezza e oltre 90 kg di muscoli e potenza. A Yale, dal 1888 al 1891, si impose come uno dei migliori giocatori di college football, guidando la squadra a stagioni leggendarie. Nel 1888, i Bulldogs di Yale chiusero la stagione imbattuti, con un impressionante punteggio combinato di 698-0 contro i loro avversari. Le sue prestazioni gli valsero la selezione per tre anni consecutivi nell’All-American Team di Walter Camp, il padre del football moderno. Ma la vera svolta arrivò poco dopo il college, quando la sua carriera prese una piega inaspettata.
Il football dell’epoca era ancora ufficialmente uno sport amatoriale, ma le squadre dei club atletici cittadini erano pronte a tutto pur di vincere. Così, l’Allegheny Athletic Association decise di ingaggiare segretamente Heffelfinger per un match cruciale contro il Pittsburgh Athletic Club. La cifra pattuita? 500 dollari in contanti, per indossare la maglia di Allegheny e dominare la linea di scrimmage. E il colpo funzionò: Heffelfinger fu decisivo, recuperando un fumble e portandolo direttamente in touchdown. Il match si concluse 4-0 (all’epoca i touchdown valevano quattro punti), con Allegheny vincente grazie alla sua star segreta.
La prova del pagamento emerse solo anni dopo, quando la Pro Football Hall of Fame trovò nei registri dell’AAA l’annotazione: “cash for playing”. Quel documento rappresenta il certificato di nascita del football professionistico.
Dopo quell’iconica partita, Heffelfinger continuò a giocare e allenare, guidando squadre come la University of California, Lehigh University e Minnesota. Fu un ambasciatore del football, contribuendo alla crescita del gioco con pubblicazioni tecniche e promuovendo il passaggio al professionismo.
Nel 1951 fu inserito nella College Football Hall of Fame, riconoscimento doveroso per un uomo che aveva scritto una pagina fondamentale della storia del football. Morì nel 1954, ma il suo lascito continua a vivere ogni volta che un giocatore firma un contratto milionario nella NFL. Oggi, il professionismo è la norma nel football, e i giocatori più forti firmano contratti da centinaia di milioni di dollari. Ma tutto ebbe inizio con un uomo, un compenso di 500 dollari e una partita che cambiò per sempre lo sport.
William “Pudge” Heffelfinger non è solo un nome nei libri di storia: è il primo professionista del football americano. Un pioniere che trasformò un gioco in un business, aprendo la strada allo sport spettacolare che milioni di tifosi seguono ogni domenica.
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic è il podcast di Huddle Magazine dedicato alla storia del football americano, potete ascoltarlo QUI.
In chiusura
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