Iniziano i training camp NFL
Benvenuto ad una nuova uscita (51/2024) della newsletter di Huddle Magazine.
Dai dai dai, sono passati 5 mesi dal Super Bowl e finalmente la NFL torna in campo, saranno solo i training camp, ma per noi è aria fresca. Possiamo vedere in campo i nuovi arrivati, che siano dei rookie o via trade, commentare qualcosa di vero, reale e non solo indiscrezioni. Il tempo di farci una idea della situazione delle 32 squadre e inizierà la preseason, l’1 agosto con l’Hall of Fame game tra Bears e Texas. La traversata nel deserto è ormai prossima alla fine, ce l’abbiamo fatta anche quest’anno.
Buona lettura!
Analitichiamo
Da sempre assistiamo al dualismo corse e passaggi nella NFL. Abbiamo già visto come storicamente le evoluzioni regolamentari abbiano influito su questa tendenza a vantaggio del gioco aereo.
Negli ultimi 15 anni il running game ha subito una nuova e significativa evoluzione, influenzata da vari fattori, tra cui le innovazioni tattiche portate dagli allenatori, l'evoluzione delle difese e giocatori sempre più prestanti atleticamente.
Nelle ultime stagioni il gioco di corsa ha avuto un sussulto, un grido, quasi dicesse: non sono morto.
Seppur vero che non può esserci una partita di football senza il gioco via terra, è altrettanto vero che quest'ultimo sta continuando a subire un'evoluzione.
Nel grafico sottostante possiamo vedere come si riflette quanto detto finora.
Sull'asse delle X abbiamo le stagioni dal 2008, mentre sull'asse Y i tentativi totali di corsa.
Considerando quindi in termini assoluti vediamo come tra il 2018-2019 vengono registrati i minori tentativi. La ripresa dell'ultimo periodo è anche qui visualizzabile, anche se viene rafforzata dall'incremento di una partita di regular season, modifica introdotta dalla stagione 2021.
Questo ritorno al running game non vuol dire un ritorno al running back. Molto probabilmente non vedremo più il gioco di corsa sviluppato 15/20 anni fa con simili interpreti. Ad esempio, come bene evidenziato, il fullback (colore azzurro) si è di fatto estinto come portatore di palla.
I running back (in viola) non evidenziano un incremento rilevante nell'ultimo periodo, in quanto una buona parte è dovuta alle corse effettuate dal quarterback e dai ricevitori. I quarterback dual-threat non sorprendono più e sono ormai diventati una normalità nel panorama dell'NFL. Un ulteriore incremento dell'utilizzo del running game dipenderà dai risultati che verranno ottenuti con questa strada.
Nonostante tutto ritengo che giovani allenatori, differenti schemi, nuovi talenti potranno spostare di qualcosa questo equilibrio, ma alla fine, senza un profondo cambio regolamentare, i passaggi avranno sempre la meglio.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per la newsletter)
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Il ruggito della tigre
Giocare in trasferta non è mai facile, ma se devi farlo affrontando un fuso orario diverso dal tuo dopo aver viaggiato per migliaia di miglia diventa ancora più difficile e faticoso.
Molti giocatori si sono lamentati per le trasferte a Londra perché stravolgevano le loro abitudini di allenamento e i loro ritmi quotidiani, ma ci sono le squadre dell’ovest che questo problema lo devono affrontare molte volte durante l’anno. Quest’anno saranno i Los Angeles Chargers ad affrontare 26.803 miglia di viaggio, attraversando addirittura 36 fusi orari differenti.
Da quando seguo il football ho sempre sentito dire che i risultati delle squadre della costa ovest subivano un peggioramento quando erano costrette a giocare molte partite in trasferta sulla costa est. Siccome come San Tommaso se non vedo non credo, sono andato ad analizzare i risultati delle 5 squadre dell’ovest (Seattle Seahawks, Arizona Cardinals, Las Vegas Raiders, Los Angeles Chargers e Rams), dal 2005 al 2023, contro le squadre del fuso orario dell’est e del fuso centrale/montano.
Naturalmente non ho conteggiato le vittorie in assoluto ma quelle contro lo spread per garantire maggior attendibilità del risultato, “pesando” la vittoria contro i punti che davano la squadra in questione sfavorita o favorita. Il risultato è stato sorprendente perché le 5 suddette squadre, nel periodo di tempo analizzato, hanno battuto lo spread contro le squadre del fuso dell’est il 50% delle volte, quindi un equilibrio perfetto che testimonia come ormai il livello di preparazione delle franchigie sia arrivato ad un punto tale da non risentire neanche delle trasferte lunghe, grazie a programmi di adattamento ad hoc.
Leggermente peggio è stato fatto contro le squadre del fuso orario Central/Mountain perché lo spread è stato superato solo il 44% delle volte, ma bisogna sottolineare che il campione di analisi è meno rappresentativo perché il numero di squadre appartenenti a questa categoria sono inferiori (Green Bay Packers, Chicago Bears, Minnesota Vikings, Kansas City Chiefs, Tennessee Titans, Dallas Cowboys, Houston Texans, New Orleans Saints e Denver Broncos).
Si può quindi considerato sfatato il mito delle sconfitte in occasione delle trasferte da Ovest a Est.
Ma cosa succede quando sono le squadre del fuso orario orientale ad andare a ovest? Il loro rendimento è leggermente peggiore, infatti tra il 2014 e il 2023, hanno battuto lo spread solo il 45% delle volte; quindi, un po’ sotto al 50% atteso, ma anche in questo caso la differenza è verosimilmente dovuta alla ristrettezza del campione analizzato che è circa la metà di quello precedente. 49% sono invece le vittorie contro lo spread in caso di sfide nella fascia oraria centrale o montana.
Il football sta cambiando continuamente e il livello di preparazione delle squadre sta raggiungendo livelli tali da consentire di affrontare al meglio ogni genere di sfida, come testimoniato anche dalla costante diminuzione di importanza del fattore campo, se non per motivi climatici. In questo caso specifico però abbiamo visto come il fattore fuso orario non si può più considerare decisivo nell’influenzare il risultato di una trasferta anche se lunga.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Le T-SHIRT di Huddle Magazine
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Huddle Classic in pillole
La prossima settimana, la stagione NFL inizia ad entrare nel vivo con i training camp, il periodo dell'anno sicuramente più faticoso per un giocatore NFL ma fondamentale per preparare la squadra alla stagione che inizierà a Settembre.
Il training camp è praticamente sempre esistito, in varie forme, in NFL (e da almeno cento anni anche in NCAA). Come è abbastanza ovvio pensare, la sua struttura, sebbene non sia cambiata più di tanto nei tempi (sempre tra le sei e le otto settimane), lo è, e in maniera significativa, nei modi di svolgimento. Il punto di svolta, come purtroppo succede spesso, è arrivato quando l'offensive tackle dei Minnesota Vikings Korey Stringer accusò un colpo di calore durante il training camp e ne subì le estreme conseguenze che portarono alla sua morte.
Da quel giorno del 2001, la NFL e la NFLPA si misero attorno ad un tavolo e stilarono una serie di regole molto stringenti di cosa si può, cosa non si può e cosa si deve fare durante un training camp, trasformando definitivamente questo rito pagano dell'allenamento estivo da un supplizio ad un'attività monitorata, controllata ed organizzata.
Forse tutti conoscono la storia, raccontata in un libro e nel relativo film "The Junction Boys" di quanto fossero pesanti ed al limite del sadismo i training camp del leggendario coach Bear Bryant a College Station, sede di Texas A&M, ma forse non tutti sono a conoscenza dei metodi barbari ed inumani utilizzati da un'altra leggenda come Don Shula. Quando Shula era a Baltimore a fine anni '50 del secolo scorso, il training camp dei Colts era un'esperienza davvero terribile per i giocatori. Al di là della pesantezza degli allenamenti in sè, che già sarebbe potuto bastare, Shula aveva una rigidissima policy che vietava qualsiasi contatto con l'acqua o altri liquidi durante gli allenamenti, al motto di “Forget your thirst until you’ve gotten in shape.”. Inoltre i giorni di riposo non esistevano, e gli allenamenti si svolgevano tutti i giorni, a volte due volte al giorno. Gli infortuni non esistevano, e se un giocatore era in grado di camminare, si doveva allenare ugualmente.
Un regime simile venne poi adottato anche da John Madden per i suoi Raiders negli anni '70, costretti ad allenarsi due sessioni al giorno per quattro ore alla volta sotto le torride temperature di Santa Rosa, in California, dove a luglio e agosto raramente il termometro scende sotto i 100 gradi Farenheit (38 gradi Celsius).
Tutti i giocatori sono sopravvissuti a quelle vere e proprie torture, è vero, anche se dubitiamo che ne siano usciti rafforzati nel carattere e nello spirito come si usava dire ai tempi, ma lasciateci dire che i training camp di oggi, pur essendo regolamentati fino al minimo dettaglio, sono decisamente più salubri per i giocatori, che riescono a mettersi in forma ed a sviluppare il proprio gioco in preparazione alla stagione senza bisogno di subire torture e vessazioni oltremodo pericolose per la propria salute ed incolumità.
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic è il podcast di Huddle Magazine dedicato alla storia del football americano, potete ascoltarlo QUI.
Dal sito
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L’angolo del Salerio
Dopo i fuochi d'artificio del Draft, la stagione NFL targata 2024 è pronta a entrare nel vivo, in attesa del kickoff tra Chiefs e Ravens del prossimo 6 settembre. Il prossimo sabato 13 luglio, infatti, prendono il via i training camp, con i rookie proprio di casa Baltimore a ritrovarsi all'Under Armour Performance Center di Owing Mills, in attesa di ricongiungersi con il roster al completo una settimana più tardi. I primi tra i veterani a ritrovarsi, invece, sono quelli dei Texans, che non fanno differenze e convocano l'intera squadra a rapporto allo Houston Methodist Training Center il prossimo 17 luglio.
I Ravens anticipano i tempi, ma il successivo martedì 16 luglio sono fissati gli appuntamenti per tanti esordienti, in particolare di Bills, Bears, Chiefs, Chargers, Dolphins, Giants, 49ers e Saints. Entro la settimana che termina domenica 21, comunque, quasi tutti i rookie saranno già in campo, a eccezione di Browns (22 luglio), Buccaneers (22), Cardinals (23), Colts (24), Cowboys (24), Eagles (23), Falcons (24), Rams (23), Steelers (24) e Titans (23). È mercoledì 24 luglio la data ultima in cui tutti i roster saranno chiamati a rapporto, una settimana più tardi rispetto alla franchise tag deadline e una prima dell'inizio della preseason, con la partita tra Bears e Texans nel consueto Hall of Fame Game.
Difficile, al momento, pronosticare scenari di football giocato, ma, a proposito della scadenza del prossimo 17 luglio, resta al momento un solo caso da risolvere tra i nove franchise tag applicati al termine della scorsa regular season. Il linebacker Josh Hines-Allen (cinque anni a 150 milioni di dollari ai Jaguars), il defensive tackle Justin Madubuike (4x98 ai Ravens), la safety Antoine Winfield (4x84 ai Buccaneers), il cornerback Jaylon Johnson (4x76 milioni ai Bears), il receiver Michael Pittman (3x70 milioni ai Colts) e la safety Kyle Dugger (4x58 milioni ai Patriots) hanno tutti firmato nuovi contratti pluriennali con le rispettive franchigie, mentre il linebacker Brian Burns (5x141 milioni ai Giants) e il cornerback L'Jarius Sneed (4x76 milioni ai Titans) si sono accasati altrove. Il solo receiver Tee Higgins non ha ancora trovato un accordo, né con i Bengals né altrove: 3.684 yard e 24 touchdown in quattro stagioni in NFL fanno gola a tanti, e il tempo, almeno per un nuovo accordo con Cincinnati, stringe.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
In chiusura
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