Il calendario della stagione NFL
Benvenuto ad una nuova uscita (47/2024) della newsletter di Huddle Magazine.
Con l’ormai consueto show la NFL ha comunicato il calendario della stagione 2024. La stagione regolare inizierà nella notte tra il 5 e il 6 settembre settembre con l’anticipo del giovedì tra i Campioni in carica Kansas City Chiefs contro i Baltimore Ravens e si concluderà il 9 febbraio 2025 con il Super Bowl LIX di New Orleans. In questa newsletter vi parleremo ovviamente del calendario tra storia e presente. Torniamo ancora sul Draft e vi spieghiamo cos’è il RAS.
Buona lettura.
L’angolo del Salerio
Il calendario delle 272 partite della prossima regular season NFL è stato ufficialmente annunciato e ci sarà da divertirsi, tra sfide mozzafiato, revenge game da urlo, partite di Natale, esordi eccellenti e caldissimi scontri in ottica playoff, il tutto a partire da una prima partita pazzesca. Si parte nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6 settembre, infatti, con la splendida rivincita dello scorso Championship di AFC, vinto dai Chiefs di Patrick Mahomes contro i Ravens di Lamar Jackson. La notte successiva, invece, è il momento del primo tra gli attesissimi International Game: si tratta del primo Friday Night Game in Week 1 da oltre 50 anni, ma anche e soprattutto della prima partita giocata in Sud America, alla "Corinthians Arena" di San Paolo, in Brasile.
La prima settimana, però, sarà anche un banco di prova per tante realtà in rapida evoluzione: Caleb Williams, prima scelta assoluta dello scorso Draft, è atteso all'esordio casalingo con i suoi Bears contro i Titans, mentre Drake Maye vivrà il suo ballo d'esordio con i Patriots facendo visita ai Bengals, nella prima partita di New England dall'addio al guru Bill Belichick. Senza dimenticare, nel Monday Night, il ritorno di Aaron Rodgers al timone dei Jets, in una sfida per nulla agevole contro i 49ers, finalisti contro i Chiefs. A proposito dello scorso Super Bowl, occhi puntati su San Francisco e Kansas City in Week 7, quando è in programma un nuovo scontro diretto al Levi's Stadium. Non è l'unica né l'ultima partita di cartello per i campioni in carica: in un'insolita doppia sfida fissata di mercoledì, Chiefs e Steelers prima, Ravens e Texans poi intratterranno gli appassionati nella serata di Natale, tra le 19.00 e le 22.30 italiane, per la prima volta in esclusiva su Netflix.
Oltre alla prima volta in Brasile, poi, altre quattro partite si giocheranno in Europa: tre a Londra, in Week 5 tra Jets e Vikings, in Week 6 tra Jaguars e Bears, in Week 7 tra Patriots e Jaguars, e un'ultima all'Allianz Arena di Monaco di Baviera, tra Giants e Panthers. Attenzione anche a qualche sfida tra vecchie conoscenze eccellenti: in Week 2, molto probabilmente, Russell Wilson affronterà i Broncos da starting quarterback degli Steelers; in Week 5 sarà Stefon Diggs a fare gli onori di casa per i Texans contro i Bills; in Week 7, Saquon Barkley tornerà con gli Eagles in casa dei Giants; in Week 14 è in programma la partita tra Falcons e Vikings, con Kirk Cousins di ritorno a Minneapolis. Infine, per stare in famiglia, nulla di meglio di Week 13, con la tripla sfida del giovedì del Thanksgiving tra Lions e Bears, Cowboys e Giants e Packers e Dolphins, ma anche del Monday Night di Week 12, che vede i fratelli Harbaugh affrontarsi nella partita tra i Ravens di John e i Chargers di Jim.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Dal sito
Tutto sulle partite NFL in Europa potete leggerlo QUI. E’ iniziata la UFL, QUI la review di week 7. Continuano i campionati FIDAF, QUI le review e i preview della IFL e delle altre serie. QUI trovate tutto sulle nuove divise dei Detroit Lions. QUI potete leggere cosa sappiamo delle teoriche e future 18 partite di regular season. Volete sapere su quali giocatori è stata esercitata la Fifth Year Option? QUI l’elenco e come funziona l’opzione.
Il ruggito della tigre
Nello sport la componente atletica si fa sempre più importante e nel football americano in particolare questo aspetto sta avendo spesso il sopravvento sulla componente tecnica, motivo per cui spesso al draft vengono scelti superatleti, che hanno scarsa esperienza di football giocato, con la prospettiva di svilupparli una volta approdati in NFL.
Il parametro che cerca di dare un riferimento alle capacità atletiche di un giocatore è il RAS, Relative Athletic Score. In una scala da 1 a 10, che rappresenta il percentile diviso per 10 in cui un dato si colloca rispetto a tutti gli altri rilevati, il giocatore viene valutato in base a misurazioni fisiche (altezza, peso, ampiezza delle braccia e taglia delle mani) e atletiche (i test atletici della NFL combine). Alcuni giocatori come Cam Newton e Calvin Johnson hanno registrato un RAS perfetto di 10,00, come recentemente ha fatto anche il QB Anthony Richardson. Ci sono 1920 giocatori NFL a cui è stato assegnato un RAS; di questi l’81% è classificato sopra la media che definisce un RAS≥5 e un 45% addirittura rientra nella categoria elite con RAS≥8.
Il RAS medio dei giocatori NFL è 7,16, a dimostrazione che questo parametro non dice tutto di un giocatore, ma sicuramente è tenuto in gran conto in sede di analisi di un prospetto.
Se però andiamo ad analizzare i dati per ruolo troviamo, come ci saremmo facilmente aspettati, che il ruolo con il RAS più basso è ricoperto dai QB, a riprova di quanto resti la testa la qualità più importante per questa posizione, mentre Linebacker e Defensive End sono al contrario i due ruoli in cui la componente atletica è preponderante, come evidenziato dal fatto che più del 50% dei giocatori in quella posizione hanno un RAS elite.
Più sorprendente è vedere che siano i Centri a ricoprire il terzo gradino del podio di questa particolare classifica, mentre il penultimo posto è occupato dai Tight End per cui questo parametro è stato un indicatore particolarmente accurato, perché nessun TE con un RAS sotto la media è riuscito, negli ultimi 10 anni, ad avere un grande impatto nel passing game.
Come sempre nello sport USA si cerca di parametrizzare tutto e trovare la ricetta del successo; il RAS non fornisce un verdetto definitivo sul destino di un giocatore, per fortuna perché toglierebbe tutta la poesia del gioco, ma resta un indicatore interessante, da integrare con le interviste e le analisi delle prestazioni sul campo, per trovare il giocatore più adatto alle esigenze di ogni squadra.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
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Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero i migliori video di presentazione del calendario 2024.
Finalmente le T-SHIRT di Huddle Magazine
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Analitichiamo
Il Draft dello scorso aprile si è portato con sé giornate di pagelle e di dibattiti su quale franchigia abbia meglio sfruttato le scelte a disposizione. Alcune squadre hanno potuto scegliere per ben 12 volte, come gli Arizona Cardinals, altre solo 5, come i Chicago Bears.
Oggi andremo a vedere se il numero di pick in un Draft possa determinare generalmente le vittorie future della squadra. Per farlo andremo a comparare le vittorie di una squadra a distanza di due anni dal Draft con il relativo numero di scelte. Per esempio, nel 2008 i Cardinals hanno scelto sette giocatori e nella stagione 2010 hanno vinto 5 partite, e cosi via. Nel grafico sottostante troviamo sull'asse orizzontale le vittorie, mentre su quello verticale il numero di pick (n.b. per motivi estetici c'è un leggero disallineamento tra i cerchi e gli effettivi valori).
Sono presenti due grafici. Uno dove sono rappresentate solamente le prime cento scelte, in quanto di maggior valore come dimostrato nella precedente newsletter, ed uno con effettivamente tutte le scelte.
Come ben visibile nella rappresentazione, non esiste una correlazione tra il numero di vittore ed il numero di pick. Ovviamente questo non significa che il Draft non sia importante, ma che si tratta uno dei numerosi elementi che costituiscono la composizione di un roster vincente nell'NFL. Questo tassello dovrà incastrarsi perfettamente con il mercato dei free agent, con il coaching staff, infortuni ed altri innumerevoli fattori per poter puntare al titolo.
Non è necessario effettuare una decina di pick, quando ne potrebbe bastare una importante (qualcuno ha detto Mahomes?) per cambiare il volto di una franchigia.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic in pillole
Subito dopo il Draft è tempo di schedule, e le squadre (ed i loro tifosi) sanno finalmente, oltre all'elenco degli avversari già noto a fine stagione, esattamente quando li affronteranno.
Quest'anno saranno 17 le partite in programma per ogni squadra, anche se si parla sempre più insistentemente di portarle a 18, il che ci dà l'occasione per riepilogare tutte le mutazioni che la schedule NFL ha subito nei suoi 104 anni di storia.
Innanzitutto, all'inizio non esisteva affatto una schedule. O meglio, la NFL non stabiliva nulla se non il numero minimo di partite che dovevano essere giocate (otto) per essere considerati "eleggibili" per l'assegnazione del titolo NFL che, ricordiamo, per i primi due anni andava a votazione e non a classifica. Tutto ciò era mutuato dal mondo dei college, dove ogni squadra, ancora oggi, compone una parte della sua schedule pescando avversari tra le altre università al di fuori della propria conference per arrivare al numero minimo di partite che le rendono eleggibili per il titolo nazionale.
La particolarità era che le squadre NFL non erano obbligate ad affrontare altre squadre NFL. O meglio, ne dovevano affrontare almeno otto, ma le altre partite le potevano organizzare contro chiunque, per cui non sono infrequenti le partite contro università, altre squadre pro al di fuori della NFL, all-star e, addirittura, delle high school. Non tutte le squadre giocavano lo stesso numero di partite, ma con il passare degli anni la tendenza era quella di affrontare solo più squadre NFL, con qualche eccezione sempre più rara.
Il 1935 è il primo anno in cui tutte le squadre giocano lo stesso numero di partite (12), mentre dal 1936 sarà la NFL stessa ad occuparsi della stesura del calendario. Il numero di partite a stagione varierà diverse volte nel tempo, in base al numero delle squadre ed altre esigenze, oscillando tra le 10 e le 12 partite dal 1935 fino al 1960.
Nel 1961 le partite salirono da 12 a 14 e nel 1978 salirono ancora a 16, e tali restarono fino al 2020, quando si passò, appunto, a 17. I 42 anni tra il 1978 ed il 2000 in cui si disputarono 16 partite a stagione, è stato il periodo di maggiore stabilità delle schedule in fatto di numero di partite giocate, ma non certo per composizione del calendario.
Con l'aumento del numero delle squadre, prima per la fusione con la AFL, poi per le varie espansioni, e con i riallineamenti occorsi negli anni, la NFL ha sempre avuto l'esigenza di far incontrare tutte le squadre almeno una volta nel più breve tempo possibile cercando di mantenere una certa equità nella composizione del calendario. La svolta più importante avvenne nel 1978, quando venne introdotta la regola del "common opponents" per stabilire gli avversari interconference da affrontare in base ai risultati della stagione precedente e non in base ad una rotazione predefinita che provocava grandi differenze nella strength of schedule delle varie squadre. Questa regola del common opponent ha subito, nel tempo, diversi ritocchi volti a cercare di garantire la maggiore parità possibile.
A livello aneddotico è interessante notare che, in occasione dell'ingresso in NFL dei Seattle Seahawks e dei Tampa Bay Buccaneers nel 1976, la loro schedule fu piuttosto particolare. Per dare alle due squadre l'opportunità di incontrare tutte le altre franchigie nel giro di due anni i Tampa Bay Buccaneers, che vennero inseriti nella AFC West, nel 1976 giocarono contro tutte le altre 13 squadre della AFC, mentre i Seahawks, inseriti nella NFC West, fecero lo stesso con le squadre NFC. L'anno successivo Tampa Bay passò nella NFC Central ed affrontò tutte le squadre della NFC, mentre i Seahawks passarono alla AFC West ed a loro toccarono tutte le squadre della AFC. In entrambi gli anni la quattordicesima partita per le due squadre fu lo scontro diretto tra di loro.
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
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In chiusura
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