I Fantastici Quattro
Benvenuto ad una nuova uscita (65/2024) della newsletter di Huddle Magazine
No, questa newsletter non è dedicata ai super eroi della Marvel, vuole celebrare nella copertina le quattro squadre che si giocheranno l’accesso al Super Bowl di New Orleans :-)
In questo numero troverete qualche numero sulle conversioni da 2 punti, sull’allenamento con la realtà virtuale, i numeri del Super Bowl, lo stato delle quattro finaliste di Conference e qualche previsione per il prossimo futuro.
Buona lettura!
Analitichiamo
Il gioco del football può regalare immense gioie, ma può anche essere estremamente brutale. Lo sanno bene i tifosi dei Ravens e Mark Andrews, che domenica scorsa, nel Divisional contro i Buffalo Bills, hanno vissuto un momento decisivo: il tight end ha droppato il pallone nel tentativo di convertire da due punti, un'azione che avrebbe riportato la partita in parità e dato ancora una speranza a Baltimore.
La palla di Lamar Jackson non sembrava impossibile da ricevere, anzi, era uno dei tanti passaggi che Andrews ha probabilmente ricevuto nei suoi sette anni in maglia nero-viola.
Il caso, la sfortuna, le condizioni meteo, la neve e chissà cos'altro: tutti fattori che potrebbero aver contribuito a quel drop.
Oggi analizzeremo come storicamente sono andate le conversioni da 2 punti dal 2005 a oggi, suddivise tra tentativi di passaggio e tentativi di corsa.
Sappiamo che, complessivamente, la percentuale di conversione da 2 punti si attesta leggermente sotto il 50%. Dal grafico emerge chiaramente come i giochi di corsa siano generalmente più efficaci, come spesso accade nelle situazioni di corto yardaggio per conquistare un primo down.
Poiché i numeri di tentativi non sono particolarmente elevati, le variazioni possono essere più marcate da un anno all'altro, ed è evidente che non esiste un trend di miglioramento significativo nel periodo analizzato.
Si potrebbe dire che sarebbe stato meglio chiamare una corsa rispetto a un passaggio… forse sì. Tuttavia, un pizzico di imprevedibilità in queste situazioni a volte è necessario.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per le newsletter)
Il ruggito della tigre
Il personaggio più sulla bocca di tutti in questi playoff è sicuramente il quarterback dei Washington Commanders e futuro Rookie of the Year: Jayden Daniels. Il talento da LSU è ancora in corsa per essere il primo rookie QB a vincere un Super Bowl. Le sue prestazioni non sembrano essere quelle di un giocatore al primo anno trai professionisti, per cui viene da chiedersi quale sia il suo segreto e la risposta è: allenarsi con la Realtà Virtuale.
Prima dell’utilizzo di questa tecnologia era un buon giocatore con lampi di talento, ma non era certo un papabile candidato per l’Heisman Trophy, che invece poi ha vinto. Determinante fu l’incontro trai fondatori di una società tedesca specializzata in realtà virtuale, Cognilize, e Jack Marucci e Mario Macaluso, del dipartimento di LSU di innovazione delle perfomance sportive. Il prodotto offerto dalla Cognilize era in realtà nato per il calcio, ma è stato adattato al football americano puntando su queste caratteristiche:
fornire al quarterback esattamente la visuale cha il giocatore in campo;
riprodurre gli stadi in dettaglio, comprese le posizioni dei tabelloni con tempo e punteggio;
adattare il settaggio del cronometro in modo da dare meno tempo per la lettura pre-snap;
sentire la chiamata dell’offensive coordinator nelle cuffie esattamente come avviene in campo;
migliore l’efficienza rispetto alla visione dei filmati degli avversari;
inserire tutti gli schemi preparati dagli allenatori;
visualizzare ogni schema difensivo desiderato.
Tutto questo ha permesso a Daniels non solo di avere molte ripetizioni virtuali, oltre a quelle sul campo reale, ma anche di avere le azioni velocizzate a 1,75x , in modo da sviluppare le sue capacità di reazione e di letture delle difese.
La frase che dicono tutti i rookie in NFL durante il loro primo anno è che devono adattarsi alla velocità del gioco, perché tutto è accelerato e loro devono abituare il loro cervello a reagire senza dover più pensare. Daniels nella realtà virtuale ha trovato la risposta a queste problematiche. Grazie a questo programma tutto ha cominciato a “rallentare” e ogni situazione di gioco gli è sembrata più familiare, perché “l’aveva già vista”.
Daniels ha talmente abbracciato questo progetto da metterlo, nelle interviste predraft, come condizione necessaria per la firma del contratto e i Commanders non hanno esitato ad accontentarlo; visti i risultati direi che è stata la scelta giusta.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
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L’angolo del Salerio
I Commanders a Philadelphia e i Bills a Kansas City: questo è lo scenario dei prossimi Championship, che deciderà le qualificate al Super Bowl LIX da giocare al Caesars Superdome di New Orleans. Tra le quattro la straordinaria conferma è quella dei Chiefs, che giocano la settima finale di Conference consecutiva, mentre la sorpresa assoluta è Washington, che per la prima volta dal 1992 torna all'appuntamento, in una stagione in cui praticamente nessuno se lo sarebbe aspettato. È proprio l'inesperienza in questo genere di partite che potrebbe frenare l'irrefrenabile Jayden Daniels, primo rookie nella storia oltre le 300 yard tra lanci e corse in due partite ai playoff. Le sue qualità sotto pressione, la produzione immensa a livello offensivo e i cinque turnover forzati ai Lions dalla difesa ci fanno intendere, però, che la macchina di un fenomenale Dan Quinn è ben rodata per affrontare al meglio qualsiasi avversario.
Certo, poi ci sono gli Eagles da affrontare. Un dominante e decisivo Saquon Barkley da 2.329 rushing yard tra regular season (2.005) e playoff (324), che vede avvicinarsi il record di sempre in una stagione di Terrell Davis (2.476) nel 1998. Il suo touchdown da 78 yard sotto la copiosa nevicata del Lincoln Financial Field resterà un'immagine iconica nella storia NFL, così come il sack finale di Jalen Carter, che ha definitivamente spento le speranze dei Rams. Resta il dubbio sulle condizioni fisiche di Jalen Hurts, apparso acciaccato dopo il sack subito nel finale da Jaylen McCollough e ampiamente sotto media in termini di passing yard (128) nel Divisional vinto. Una in più, però, di Josh Allen, che ha trovato comunque il modo di strappare l'accesso al Championship ai Ravens, aggiungendo un paio di corse vincenti e riuscendo a evitare turnover contro una difesa straordinaria.
La produzione offensiva contro Baltimore si è fermata a 273 yard, con 5 terzi down su 11 convertiti. Quella difensiva, invece, è stata di assoluto valore e il conteggio delle rushing yard, contro Derrick Henry e compagni, si è fermato a quota 176, molte meno rispetto alle 271 dello scontro di regular season. Sean McDermott è stato spesso accusato di essere troppo conservativo e dovrà assolutamente evitare un simile atteggiamento contro i Chiefs. Kansas City arriva al Championship tra le pesanti critiche per alcune controverse chiamate arbitrali a favore e lo scetticismo generale verso una squadra che non appare dominante come nel passato recente. L'attacco di Patrick Mahomes, però, ha ritrovato un sensazionale Travis Kelce (7 ricezioni per 117 yard) e la difesa ha prodotto 8 sack su C.J. Stroud, rivalutando la propria pass rush. Restano, comunque, le 336 yard concesse e il 10/17 nei terzi down contro un attacco decimato dagli infortuni. I Chiefs, però, si sa, un modo per vincere lo possono sempre trovare.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Dal sito
Siete pronti per le finali di Conference? Vi aiutiamo noi con tutto quello che serve per farveli godere al meglio: griglia, arbitri, preview, review e rubriche. Tutto quello che abbiamo pubblicato e pubblicheremo lo trovate QUI. Ohio State è campione nazionale NCAA, QUI il racconto della finale. E’ ufficiale, i Miami Dolphins giocheranno a Madrid, QUI tutti i particolari e gli Indianapolis Colts a Berlino, QUI le informazioni. Ai Dallas Cowboys serve uno Jurgen Klopp, QUI la spiegazione.
Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero: Championship e nuovi allenatori.
Huddle Classic in pillole
È di nuovo quel momento della stagione in cui si rende necessario fare un po' di chiarezza tra titoli NFL, Super Bowl e Championship, perchè a breve sentiremo nuovamente le solite corbellerie che recitano "Le squadre più titolate della NFL sono i Pittsburgh Steelers ed i New England Patriots che hanno vinto sei titoli a testa". E, ovviamente, non è così. Non solo anche i Kansas City Chiefs vantano 6 titoli, ma i New York Giants ne hanno otto in bacheca, nove i Chicago bears e ben tredici i Green Bay Packers.
E, se vogliamo proprio essere pignoli, quelli che sono considerati i perdenti per eccellenza, i Buffalo Bills ed i Minnesota Vikings, hanno rispettivamente due ed un titolo nel loro palmares.
Ma come è possibile, vi chiederete? C'entra il Super Bowl, la fusione tra AFL e NFL ed il significato del Championship.
Abbiamo già visto in altre occasioni che la NFL ha decretato il proprio campione annuale in diversi modi, iniziando da una votazione dei proprietari, passando per il miglior record alla fine della regular season, senza la disputa di playoff, fino al 1932, quando si rese necessaria una partita di playoff per determinare il campione di quell'anno. Visto il grande successo di quella partita, venne istituito, a partire dal 1933, l'NFL Championship, cioè la partita tra le vincenti delle due Division in cui fu diviso il campionato, per determinare la squadra vincente di quella stagione.
Il Championship NFL ebbe lunga vita fino al 1970, quando avvenne la fusione con la lega rivale AFL che, nel frattempo , aveva disputato le sue stagioni e laureato il suo campione. Nel 1964 e nel 1965 a vincere la AFL furono proprio i Buffalo Bills. Nel 1966 le due leghe iniziarono il processo di fusione dando vita ad una partita che metteva di fronte i campioni delle due organizzazioni, denominata AFL-NFL World Championship, che sarebbe poi diventato il Super Bowl. Negli anni tra il 1966 ed il 1970, quindi, vennero proclamati un campione AFL, un campione NFL ed un Campione del Mondo, dizione, quest'ultima, che resiste tutt'ora.
I termini della fusione prevedevano che la NFL riconoscesse tutta la storia sportiva della AFL, comprese le statistiche ed i titoli assegnati, per cui dal 1960 al 1970 i titoli AFL vennero comunque equiparati a titoli NFL (da qui i due titoli assegnati ai Bills) ed ai campioni di entrambe le leghe venne assegnato un "titolo NFL", dato che la lega avrebbe continuato a chiamarsi NFL. Ecco perchè, ad esempio, i Kansas City Chiefs, gli Oakland Raiders, i Minnesota Vikings ed i Baltimore Colts, possono vantare un titolo NFL pur avendo perso il Super Bowl.
Mi raccomando, dunque, la prossima volta che vi parleranno di titoli NFL, fate bene attenzione a quello che vi dicono!!!
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic è il podcast di Huddle Magazine dedicato alla storia del football americano, potete ascoltarlo QUI.
In chiusura
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