Di scommesse e analisi tattiche
Benvenuto ad una nuova uscita (57/2024) della newsletter di Huddle Magazine.
Quattro settimane di NFL alle spalle, solo due squadre imbattute, Chiefs e Vikings e solo una senza vittorie, i Jaguars. In questa newsletter leggerete di scommesse e imprevidibilità, una completa analisi tattica di inizio stagione, la top 10 dopo week 4 e qualche domanda su chi potrebbe arrivare al Super Bowl.
Buona lettura.
Il ruggito della tigre
La vera forza dell’NFL sta nella sua imprevedibilità. Queste prime quattro settimane hanno presentato molte sorprese in positivo, come i Washington Commanders e i Minnesota Vikings, e in negativo, come i Jacksonville Jaguars. Anche nella passata stagione, pur non avendo sempre assistito a un buon livello di gioco, abbiamo spesso avuto comunque il risultato delle partite in bilico, incollando davanti al televisore milioni di telespettatori americani al punto di surclassare in visualizzazioni le partite degli altri sport USA.
Questa incertezza di risultato è la manna per i bookmaker che si sono affacciati da poco in NFL, ma stanno già mettendo a segno guadagni incredibili e il numero di scommettitori vede aumenti annui percentuali a due cifre.
Ma è così facile indovinare chi vincerà? La risposta è ovviamente no. Dal punto di vista statistico, se proprio uno volesse scommettere sulla NFL, dovrebbe evitare di puntare sulla singola partita che viene più influenzata dall’indeterminatezza legata ad un solo evento come magari l’infortunio del quarterback titolare. Vediamo allora come sarebbe andata se avessimo puntato sul vincitore delle singole division, ipotizzando che nell’arco di una stagione i veri valori delle squadre abbiano più possibilità di emergere.
A inizio della regular season 2023/2024 le favorite per la vittoria della singola division erano Bills, Bengals, Jaguars e Chiefs in AFC e Eagles, Lions, Saints e Niners in NFC. Avessimo puntato singolarmente 10$ su ognuna di esse, sulla base delle quote di una nota società di scommesse, avremmo perso complessivamente 15,20$, traditi dalle vittorie divisionali di Ravens, Texans, Cowboys e Buccaneers.
Quindi ben 4 division su 8 sono state vinte da delle squadre sfavorite e in particolar modo Texans e Buccaneers hanno pesantemente scombinato le previsioni dei bookmaker, che non avevano previsto l’esplosione di C.J. Stroud e la voglia rivincita di Baker Mayfield.
Complimenti a chi fosse riuscito ad azzeccare tutte le previsioni; infatti, puntando i soliti 10$ su ognuna delle vincitrici di division, si sarebbe portato a casa 131,47$ netti, ma riflettete sul fatto che, se continuano a proliferare le società di scommesse, vuol dire che in realtà alla fine sono loro a vincere.
Voglio chiudere ricordando che le scommesse sono un gioco con cui ci si può far male; quindi, se decidete di scommettere, fatelo responsabilmente su canali legali e garantiti, mettendovi dei limiti di spesa da non superare mai, senza puntare più di quello che potete permettervi.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Dal sito
Week 4 NFL è alle spalle, QUI trovate pagelle, riassunto, migliori e peggiori e le cronache delle partite. La review della giornata NCAA è invece QUI. Volete saperne di più su punt e muff? Cliccate QUI. Una safety che non era tale, QUI la spiegazione. Le novità ELF per il 2025 le trovate QUI.
L’ospite della newsletter
Chi ha a che fare con il mondo dei videogiochi avrà una certa familiarità con il concetto di “meta”, termine che potremmo tradurre all’incirca con “paradigma”, intendendo l’insieme di comportamenti, equipaggiamenti e strategie che risultano più premianti in un determinato periodo.
Il meta cambia a seconda delle scelte degli sviluppatori - che possono rendere “overpowered” un fucile di Call of Duty o un gesto tecnico come il colpo di testa in FIFA (pardon, EAFC) - e influisce sulle scelte dei videogiocatori, che saranno costretti a restare al passo aggiornando le loro strategie in direzione di ciò che funziona in quel momento. Il meta esiste anche nel football e anche nel football cambia costantemente a seconda di quali stili di gioco, schemi e giocatori sono più premianti rispetto ad altri.
Ecco, il meta della NFL è cambiato parecchio negli ultimi anni e sta clamorosamente favorendo le difese rispetto agli attacchi.
La grande novità della stagione è stata infatti l’inattesa e per certi versi inaudita efficacia del football difensivo, che si è tradotta nel calo del numero di touchdown, nelle passing yards sempre più striminzite, nel semplice colpo d’occhio che offre seguire una partita di football in questi primi scampoli di stagione 2024.
Le tendenze tattiche più in voga partono proprio da questo nuovo meta della lega. Facciamo un breve recap. Cos’era “overpowered” fino a pochissimo tempo fa? Passare il pallone. Cosa hanno imparato a fare le difese? Difendere meglio i passaggi. Semplice, no? In soldoni il discorso è questo, ma la realtà è molto più complicata, perché il modo per difendere con efficacia è passato attraverso due o tre snodi fondamentali della storia recente della lega.
Vic Fangio e Brandon Staley hanno compiuto il primo passo introducendo uno stile cauto (le famose due safety profonde) e per questo capace di rallentare il passing game sul profondo. Il proliferare del loro schema difensivo è stato intenso quanto breve, perché queste difese si sono rivelate troppo passive e prevedibili, prestando il fianco alle immediate contromosse degli attacchi.
Lo step successivo è arrivato a compimento quest’anno. Siamo passati da un “meta” difensivo comunque reattivo, quello di Fangio, ad uno più aggressivo - quelli bravi direbbero “proattivo” - che ha fatto proprio quanto di buono introdotto da Fangio e soci ma ha saputo svilupparlo in modo più creativo, imprevedibile e, in definitiva, distruttivo. Le difese di oggi hanno successo perché riescono ad avere la botte piena e la moglie ubriaca, riescono a sventare il passing game esplosivo restando però capaci di forzare errori e turnover nei confronti dell’attacco.
Da quanto ho visto nelle prime giornate i tratti che accomunano tante delle migliori difese NFL sono questi:
Ruotare le coperture difensive al momento dello snap: come saprà chiunque abbia giocato a Madden, le grandi famiglie di coperture difensive non sono più di una decina, ma le difese all’avanguardia ricorrono a continue rotazioni per “cambiare il quadro” del QB tra pre e post snap, ad esempio passando da un “look” a una safety profonda ad uno con due safety profonde, oppure mostrando uno schieramento a uomo per poi passare a zona.
Attaccare la linea offensiva: C’è carenza di offensive linemen di livello e non lo scopriamo da oggi, ma dietro la porosità delle pass protection c’è tanto merito delle linee difensive e dei loro movimenti incrociati. Non credo di aver mai visto così tanti stunt (movimenti incrociati della DL) e soprattutto così tanti stunt efficaci. Guardate poi quanto spesso i fronti difensivi cambiano tra prima e dopo lo snap, con DL che arretrano e DB o LB che partono in pressione sul QB. In sostanza, i coordinatori difensivi sono diventati maestri nel conoscere le regole della pass protection e ritorcerle contro l’attacco, spesso riuscendo ad infilare un “free rusher” libero contro il QB. Non parliamo poi dei blitz e di quanto siano diventati più creativi!
Schierare personali ibridi: Bei tempi quando un tight end un po’ più agile del normale poteva sventrare con facilità una difesa. Oggi i personali difensivi sono sempre più versatili e atletici, riuscendo in questo modo a sventare i mismatch a favore dell’attacco e a tenere in apprensione il reparto offensivo. Le difese si fondano sempre più sulla presenza di giocatori capaci di fare più ruoli (Kyle Hamilton, Andrew Van Ginkel) o sull’avere una rotazione di giocatori specializzati in un singolo fondamentale.
Stilando questo elenco mi sono reso conto di aver praticamente disegnato l’identikit dei Minnesota Vikings di Brian Flores, che rappresentano l’assoluta avanguardia del football difensivo. I Vikings hanno una schiera di role players micidiali nei loro compiti, giocano con una safety (Josh Metellus) in posizione di linebacker, portano pressioni che in altre epoche storiche sarebbero valse a Flores un processo per stregoneria.
(https://x.com/LukeBraunNFL/status/1838624263378735409)
Ciò che caratterizza i Vikings di quest’anno e molte delle difese più temibili è la tendenza a portare blitz che prevedono non la più tipica copertura a uomo, ma una difesa a zona (i cosiddetti fire zone blitz), per di più impostata a partire da schieramenti a due safety profonde, con particolare predilezione per schemi quarters e tampa 2. Il trend si può allargare alla maggior parte delle difese della lega, perfino ad alcune di quelle storicamente più conservatrici e “prevedibili” come Niners e Jets, e finché gli attacchi non troveranno contromosse è destinato ad aumentare.
A proposito, e gli attacchi in tutto questo? Per ora si leccano le ferite constatando che è finita la festa. Dopo almeno un lustro di yard gratis e record frantumati è arrivata una sonora sveglia che sta inevitabilmente cambiando il panorama offensivo della lega.
Ci siamo tutti accorti di quanto si corra di più, meglio e con maggiore enfasi sulla fisicità necessaria per prevalere su difese meno massicce che in passato. Il running game in un certo senso sta tornando e queste settimane ce lo stanno confermando. Un’altra conseguenza di questo nuovo meta in cui le yard offensive sono quanto mai preziose mi sembra quello del ricorso a “gadget” e “trick” play per rosicchiare qualche primo down in più. Quelle più in voga sono senza dubbio le jet sweep e le reverse, giocate in cui si mette la palla in mano al giocatore più veloce della squadra (spesso un ricevitore) per poi farlo correre orizzontalmente verso la zona sguarnita della difesa.
(https://x.com/CoachDanCasey/status/1831861536438239585)
Da segnalare anche le finte di screen con lancio profondo, eccellenti per trovare profondità nel passing game in modo poco convenzionale.
Giocate come quelle che abbiamo visto restano marginali nell’economia di un attacco, mentre più degno di nota mi sembra il trend che ho definito “la fossa delle Marianne” e che ricollego a questo thread per non appesantire ulteriormente il nostro discorso.
(https://x.com/belloe_belloe/status/1835679591869902913)
Salutiamoci con una considerazione generale sullo stato dell’arte del football offensivo. Quello che mi è sembrato di cogliere in queste settimane è che il successo di un attacco dipende meno che in passato dallo Schema con la “S” maiuscola, inteso sia come “famiglia” tattica sia come singoli giochi chiamati dal playcaller. Ricordo che nel 2020 ai Bears era bastato copiaincollare la base dell’attacco di Sean McVay ai Rams per permettere a Mitch Trubisky di segnare 30 punti di media a partita. In quel momento bastava davvero uno schema indecifrabile per gli avversari per permettere di prosperare a qualunque quarterback. Oggi la musica è davvero cambiata, non è più questione di chi ha gli schemi migliori, o di chi copia gli schemi migliori dagli altri. Oggi in NFL segna chi fa le “cose” bene, qualunque esse siano. Le difese puniscono errori, prevedibilità e ingenuità con una severità inedita; gli attacchi devono fare BENE se vogliono tornare a segnare. Che sia un gioco “collegiale” come quello dei Commanders, un gioco ground and pound come quello dei Ravens, una riedizione in chiave moderna dell’attacco di Shanahan, l’importante è ESEGUIRE, bloccare correttamente, correre la giusta traccia, dare al quarterback gli strumenti per evitare i blitz. Chi è scarso in questi fondamentali viene punito, chi fa le cose bene sopravviverà. Questo spietato evoluzionismo può lasciarci un po’ di amaro in bocca, soprattutto dovuto al fantasy football o alla semplice gioia di vedere la nostra squadra segnare un touchdown, ma credo che alla lunga avrà risultati positivi, perché sta portando ad un livellando verso l’alto che costringerà tutti, su entrambi i lati del pallone, a dare il proprio meglio.
Questo è tutto, ci sentiamo al prossimo cambio del meta.
(Alberto Cantù in esclusiva per la newsletter)
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Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero: le pagelle in dieci punti.
American Cream, è lo store interamente dedicato agli sport americani, con un occhio di riguardo per la NFL e le leggende del passato!
L’angolo del Salerio
Dopo quattro settimane di football giocato, chi è il vostro favorito per la vittoria del Super Bowl? Una domanda senz'altro complicata in qualsiasi occasione, dopo un periodo di tempo così ridotto in campo e con tutte le variabili che possono cambiare da qui al prossimo mese di febbraio. Forse, però, davvero quest'anno è più difficile trovare una risposta. Potrebbe sembrare assurdo, con i Chiefs due volte campioni in carica unici in AFC ad avere un record di 4-0. Eppure, Kansas City ha sempre vinto entro il possesso di distanza, con qualche aiutino dalla fortuna - il pollice di Isaiah Likely contro i Ravens - e da qualche controversa chiamata arbitrale, come contro i Bengals. Inoltre, l'attacco di un Patrick Mahomes fin qui tutt'altro che spumeggiante (83/121 per 904 yard con 6 TD pass e 5 INT) dovrà rinunciare per lungo tempo a Rashee Rice, nettamente il migliore del reparto con le sue 288 yard e 2 touchdown.
Tra chi insegue più da vicino i Chiefs, sono forse i Texans di C.J. Stroud ad assicurare le maggiori certezze, pronti ad andare oltre il Divisional Round raggiunto a sorpresa negli scorsi playoff. Ancora non sono chiare, invece, le ambizioni degli Steelers, che girovagano sempre intorno alle posizioni di vertice nonostante i tanti dubbi, in primis, sul quarterback titolare, e dei Bills, che, dopo una offseason tendente al ribasso, sono tornati in campo ad altissimi livelli, trainati da un super Josh Allen. Il tutto, per Buffalo, fino alla nettissima sconfitta contro Baltimore, a proposito di squadre che non sanno bene quale identità vogliano assumere, tra la pessima contro i Raiders e la spettacolare delle due partite successive.
Tutto più chiaro in NFC? Neanche per sogno. In vetta senza sconfitte ci sono i Vikings, mirabolanti protagonisti trascinati dalla seconda giovinezza di Sam Darnold. Inseguiti da chi continua a stupire da un po' di tempo a questa parte, i Buccaneers di Baker Mayfield, da chi non ti aspetteresti già oggi ad altissimi livelli, i Commanders di Jayden Daniels, dagli "Steelers della National", i Seahawks di Geno Smith, e da chi realmente avrebbe l'ambizione di vincere questa Conference e volare al Super Bowl, i Lions di Jared Goff. Chi l'ha fatto con più frequenza nel passato recente, i 49ers, non sta convincendo a pieno senza alcuni elementi chiave, Christian McCaffrey su tutti, e altre possibili favorite pronte a battagliare per tutto, dai singoli due incontri di Division fino ai piani altissimi del raggruppamento, come Eagles e Cowboys, sono preda di continui alti e bassi. Trovare il favorito dopo la Week 4, insomma, non è mai stato così difficile.
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
In chiusura
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