Benvenuti Playoff
Benvenuto ad una nuova uscita (64/2024) della newsletter di Huddle Magazine
Siamo arrivati ai playoff, sono passati 4 mesi dall’inizio della regular season e dopo 18 giornate siamo al turno di Wild Card, sei partite in programma tra sabato e lunedì. Sembra ieri che Chiefs e Ravens davano inizio alla stagione 2024 della NFL e già ci manca Scott Hanson anche se RedZone non è più commercial free…
Buona lettura!
Huddle Classic in pillole
Con la disputa dei bowl di Gennaio, uno potrebbe pensare che la stagione NCAA sia finita, ma oggi non è più così. Con il nuovo formato dei playoff NCAA, la stagione si chiuderà al 20 Gennaio, decisamente più tardi di quando si chiudeva tradizionalmente prima dell'avvento dei Playoff.
L'evento di fine stagione era proprio la disputa dei Bowl, i maggiori dei quali venivano disputato il 1 Gennaio.
La tradizione dei bowl nel football di college, risale agli inizi del secolo scorso. La NCAA non ha mai eletto un campione nazionale per la prima divisione del football (e non lo nomina tuttora, ad essere pignoli), e dopo una ventina di anni di tornei più o meno locali/regionali che laureavano il proprio campione di Conference, in California si pensò di organizzare una sfida tra un college della east coast ed uno della west coast in occasione del Festival delle Rose a Pasadena. Venne, così, giocata una partita tra Michigan e Stanford, denominata The Tournament East-West Football Game. L'intento non era quello di laureare un campione nazionale, ma solo di organizzare un evento sportivo in occasione di una fiera che stava diventando sempre più importante.
Michigan, tuttavia, battè Stanford con un severo 49-0 che, per i punteggi dell'epoca, potrebbe tranquillamente essere convertito in un 120-0 odierno. Vista la evidente disparità tra le squadre, la partita non venne più replicata negli anni successivi fino al 1916, quando diventò un evento annuale. Nel 1923 venne costruito il Rose Bowl, e la partita annuale di football prese il nome dallo stadio in cui veniva giocata.
Nel giro di qualche anno il Rose Bowl divenne un evento molto popolare, ed altre comunità, in giro per il paese, iniziarono ad organizzare delle partite di post season ad inizio anno, in concomitanza con una fiera locale, a cui venivano invitate le più forti squadre di College del momento. Nacquero così il Sun Bowl a El Paso (1934), l'Orange Boiwl a Miami (1935), il Sugar Bowl a New Orleans (1935), il Cotton Bowl ad Arlington (1937), il Gator Bowl a Jacksonville (1945) ed il Citrus Bowl a Orlando (1946).
Per molti anni questi furono i soli bowl universitari disputati, ed i criteri di ammissione erano molto severi in termini di record vincente e importanza della scuola.
Ad oggi si contano ben 46 bowl attivi nella post season universitaria, e l'espansione di queste partite, che non sempre portano i benefici previsti in termini di guadagno per gli organizzatori e ricaduta sul territorio, hanno fatto sì che ora basti avere sei vittorie in stagione per essere considerati eleggibili per un bowl, e in qualche caso si sono dovute addirittura convocare squadre con record perdenti perchè con record .500 non ce n'erano abbastanza per giocare tutte e 46 le partite.
Tra gli anni '60 e gli anni '80 i bowl raggiunsero una popolarità tale da diventare più importanti di molte partite NFL, in termini di spettatori ed interesse da parte della stampa locale e nazionale, soprattutto quando queste partite mettevano di fronte le prime due delle classifiche nazionali della NCAA, caso in cui il bowl in questione veniva considerato una vera e propria finale del campionato universitario, sebbene, come detto, ufficialmente la NCAA non assegni titoli di sorta per il campionato FBS.
Con l'avvento dei playoff, inizialmente vennero coinvolti proprio i più importanti bowl per creare le semifinali e le finali, ma con il sistema in vigore oggi, la finale è una partita a sè stante che non c'entra più nulla con i Bowl (che entrano in gioco ancora nei primi turni di playoff fino alle semifinali, comunque).
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic è il podcast di Huddle Magazine dedicato alla storia del football americano, potete ascoltarlo QUI.
Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero: preview dei playoff e i migliori di stagione.
Siete pronti per i playoff? Vi aiutiamo noi con tutto quello che serve per farveli godere al meglio: griglia, arbitri, preview, review e rubriche. Tutto quello che abbiamo pubblicato e pubblicheremo sul turno di Wild Card lo trovate QUI. Siamo arrivati alle semifinali dei playoff NCAA, QUI il preview. L’elenco dei giocatori convocati per il Pro Bowl lo trovate QUI.
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L’angolo del Salerio
Anche Week 18 è alle spalle e, 272 partite dopo, la regular season lascia spazio ai playoff. Osservando la griglia e partendo da chi i prossimi Wild Card Game non li giocherà perché già in attesa al Divisional Round, era intuibile pronosticare che Chiefs in AFC e Lions in NFC sarebbero tornati in post-season. Anche i Ravens, finalisti nello scorso Championship, erano tra le squadre più attese, così come ci si poteva aspettare il ritorno di Bills e Texans in post-season. Nell'altra Conference, i 49ers, finalisti allo scorso Super Bowl, hanno salutato la compagnia, mentre Eagles, Buccaneers, Rams e Packers si sono confermate.
Anche tra le squadre già citate, comunque, si nasconde qualche sorpresa. Era difficile aspettarsi una conferma così roboante di Buffalo, che in estate ha perso una serie di giocatori chiave, da Stefon Diggs a Tre'Davious White e Jordan Poyer, ma si è mantenuta in seconda posizione, grazie ai 42 touchdown totali di un Josh Allen in formato MVP e al +24 tra palloni recuperati e persi, appena 8 in totale. I Rams, che hanno salutato il ritiro di Aaron Donald, sono di nuovo nella mischia, con 8 partite vinte su 13 entro il possesso di scarto e un solido 8-3 da quando Cooper Kupp e Puka Nacua sono tornati a giocare insieme dopo gli infortuni. A sorprendere tra chi è tornato ai playoff, come spesso accaduto, sono gli Steelers, trascinati da una difesa che ha forzato 33 turnover e speranzosi che Russell Wilson possa tornare quello visto nelle prime sette partite giocate, coincise con sei vittorie e 28.4 punti segnati di media.
E poi ci sono le quattro outsider, una più sorprendente dell'altra. I Vikings, primi nella storia a non vincere la Division con 14 successi in regular season, si sono esaltati per la rinascita da 4.153 passing yard e 35 TD pass di Sam Darnold e hanno una difesa stratosferica, capace di 24 intercetti. I Commanders sono trascinati da Jayden Daniels, promesso Rookie of the Year e in grado di spostare gli equilibri in una squadra difensivamente con tanti difetti, ma che in attacco ha più fiducia che mai nel suo uomo da 4.459 yard e 31 touchdown nel complessivo. I Chargers sono praticamente gli stessi del 2023, eppure sono esplosi da 5-12 a 11-6, grazie all'iniezione di fiducia di coach Jim Harbaugh e del defensive coordinator Jesse Minter, che li ha portati a essere il miglior reparto in NFL per punti concessi, appena 17.6 di media. I Broncos, infine, tornano ai playoff per la prima volta dal Super Bowl vinto nel 2015 con la carica di una difesa da 63 sack e del rookie Bo Nix, che ha sorpreso tutti con una prima stagione da 3.775 passing yard e 29 touchdown pass. Basterà per essere protagonisti?
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Il ruggito della tigre
Si è chiuso il 2024 ed è tempo di bilanci. Stanno per iniziare i playoff ma voglio togliermi qualche sassolino dalla scarpa facendo un resoconto di cosa non mi è piaciuto di questa stagione sportiva.
Abbiamo assistito alla regular season con il livello più basso dall’anno 2000 a oggi, andando a guardare il numero di vittorie delle squadre peggiori della lega. Quest’anno ci sono state 9 squadre che, a una giornata dalla fine avevano un record di sole 4W o peggiore, nel 2023 erano state 5 e nel 2022 soltanto 4. Il numero è poi sceso a 6 grazie ad un’ultima settimana in cui c’erano quasi tutte le partite ininfluenti per il raggiungimento dei playoff. Negli ultimi 25 anni solo due volte si era arrivati a 7 squadre con questo record e solo tre volte a 6 squadre.
Il famoso equilibrio tanto inseguito dalla NFL non sembra essere stato un obiettivo raggiunto in questa stagione e la ragione secondo me è stata la volontà di ottenere tutto e subito che ormai pervade la lega, e non solo.
General Manager disposti a fare scelte al limite dell’azzardo pur di cercare di vincere in fretta, allenatori spesso impreparati per quel ruolo perché non fanno più la gavetta e diventano head coach magari dopo aver fatto una sola stagione da coordinator; quarterback buttati subito nella mischia, senza aspettare che siano pronti, perché bisogna utilizzare al massimo il vantaggio dato dal loro rookie contract; se una squadra parte male spesso non viene sostenuto il progetto, sempre che ce ne sia uno, ma viene smantellata prima della trade deadline per guadagnare spazio salariale o pick da spendere ai draft successivi, per ricostruirne compulsivamente una nuova nella offseason successiva; la Lega che mette in secondo piano qualsiasi principio di equità sportiva con calendari spezzatino, andando a mettere in orari differenti partite che all’ultima giornata influenzano il risultato di quelle successive pur di ottimizzare la vendita degli spazi pubblicitari.
Insomma, vedo una NFL orientata sempre più al trasformare in spettacolo la competizione sportiva, mettendo in secondo piano la qualità del prodotto offerto in campo. L’obiettivo è che tutte le partite siano equilibrate, ma non importa se lo sono verso l’alto o verso il basso.
Quando però il livello è basso è facile che si creino facilmente maggiori squilibri, perché a volte basta un qualche imprevisto a far deragliare un’intera squadra se questa non è ben allenata e con degli schemi e automatismi collaudati che, ovviamente, non si instaurano dall’oggi al domani.
Ci sarebbero ancora molti aspetti da evidenziare che mi lasciano perplesso, ma è il momento di concentrarsi sui playoff, sperando che siano interessanti soprattutto dal punto di vista tecnico e tattico, e mi ripaghino di quella qualità che solo a sprazzi sono riuscito a vedere in regular season.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Analitichiamo
Siamo arrivati alla fine di questa regular season e siamo pronti a catapultarci nei playoff. Un periodo esaltante per l'avvicinarsi di incontri decisivi e spettacolari, ma anche malinconico per la fine delle classiche domeniche immerse in RedZone.
Oggi vedremo un resoconto finale di come attacchi e difese si sono comportati durante la stagione. Lo faremo utilizzando la classica metrica dell’EPA/play: la performance offensiva sarà rappresentata sull'asse orizzontale, mentre quella difensiva sull'asse verticale.
Tra le sorprese della stagione possiamo sicuramente annoverare l'attacco dei Kansas City Chiefs, che non è stato all'altezza delle precedenti stagioni, quando dominava la lega. Nonostante ciò, i Chiefs hanno chiuso con un impressionante record di 15-2 e, se Patrick Mahomes si sarà completamente ripreso dall'infortunio alla caviglia, saranno ancora lì a lottare per il titolo. In una direzione opposta troviamo i Detroit Lions: per anni derisi in tutta la lega, sono riusciti a diventare una delle migliori squadre e, forse, per quanto possa sembrare strano dirlo, la migliore, mentre i Dolphins sempre appesi al filo della salute di Tua. Tra le squadre favorite per raggiungere New Orleans e il Super Bowl spiccano i Bills, gli Eagles e i Ravens.
Tra le delusioni della stagione notiamo i Cincinnati Bengals, che, nonostante un record positivo e la straordinaria coppia Burrow-Chase, non sono riusciti a qualificarsi per i playoff. Il “Black Monday” (e in alcuni casi persino il “Black Sunday”, come nel caso dei Patriots) ha già mietuto vittime tra gli head coach. Per il 2025, squadre come Browns, Panthers, Jaguars, Giants e Raiders dovranno rimboccarsi le maniche per tornare competitive.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per le newsletter)
In chiusura
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