Il quarto down non fa (più) paura
Benvenuto ad una nuova uscita (58/2024) della newsletter di Huddle Magazine.
Un terzo di stagione regolare è alle spalle (sic…) e possiamo cominciamo a trarre qualche bilancio sia sulle squadre che sulle Division che sulle tendenze tattiche. In questo numero della newsletter cerchiamo di darvi tutto questo condito con un po’ di storia dello sferoide prolato.
Buona lettura.
L’angolo del Salerio
Dando uno sguardo alle situazioni di classifica delle varie Division, dopo una Week 6 ricca di spunti e sorprese, una balza all'occhio rispetto a tutte le altre. E non soltanto perché è l'unica in cui tutte e quattro le squadre hanno un record positivo, mentre ad esempio in NFC West nessuna, al momento, ha un risultato superiore al 50% di vittorie oppure in AFC East, alle spalle dei Bills (4-2), tutte hanno un parziale in negativo. La NFC North sta letteralmente seminando il panico ovunque le sue squadre si trovino a giocare.
I Vikings (5-0) sono la sorpresa assoluta di questo avvio di regular season e unica imbattuta in NFC, al pari dei Chiefs in AFC. I Lions (4-1) viaggiano sulle ali dell'entusiasmo e hanno la forte ambizione di raggiungere il primo Super Bowl della loro storia. I Packers (4-2) cavalcano l'onda di un Jordan Love sempre più protagonista e, infine, i Bears (4-2), dopo un avvio complicato, hanno visto Caleb Williams sbloccarsi e dimostrare a pieno titolo di valere la prima scelta allo scorso Draft. Al momento, tutte e quattro le squadre sarebbero qualificate ai playoff, un risultato che, se confermato a fine stagione, segnerebbe una prima volta storica e forse irripetibile.
Intanto, però, un record la NFC North l'ha già siglato: nessuna Division dal 1970 aveva mai visto tutte le proprie squadre vincere almeno quattro delle prime sei partite. Al momento c'è stato un solo scontro diretto e il record combinato di Minnesota, Detroit, Green Bay e Chicago contro le altre avversarie è uno straordinario 16-4, il miglior risultato di sempre dall'11-2 della AFC South del 2007. Questa NFC North, però, ha sconfitto gli avversari con un +211 di differenziale nelle 20 partite complessive, per una media di +10.5 a partita. Tutte e quattro hanno uno score di punti segnati superiore ai 40 in positivo, come nessun'altra squadra in tutta la NFL. Packers (17), Vikings (13) e Bears (13) hanno rispettivamente il numero più alto di palle recuperate dalla difesa, mentre i Lions (10), leggermente dietro, hanno il migliore tra i quattro attacchi visti finora. Quanto ancora potrà resistere la NFC North dei record?
(Alessio Salerio in esclusiva per la newsletter)
Comment-Ale
Alessandro Taraschi ci dice la sua su un argomento prolato senza aver paura di inimicarsi i poteri forti :-) In questo numero: chi ci è, chi ci fa e chi... lo sa?
Dal sito
Week 6 NFL è alle spalle, QUI trovate pagelle, riassunto, migliori e peggiori e le cronache delle partite. La review della giornata NCAA è invece QUI. Tutte le squadre che abbiamo analizzato in Profondo Roster le trovate QUI. L’Italia ha battuto la Svizzera nelle qualificazioni europee, QUI il racconto della partita.
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Analitichiamo
Dopo le prime 6 giornate di regular season è possibile iniziare a tirare un primo bilancio parziale. Ovviamente è presto per cristallizzare le considerazioni odierne e tutto potrà evolversi nelle prossime week. Oggi andremo a vedere e ad analizzare quanto gli attacchi siano stati "spettacolari". Chiaramente è difficile sintetizzare in numeri una parola con un significato cosi ampio e soggettivo. Ognuno può dargli il senso che più lo aggrada, in base alla preferenza passaggi/corse, al tipo di quarterback, al tipo di schemi utilizzati e cosi via.
Io ho provato a prendere in considerazione due fattori che sicuramente sono di impatto nel vedere un partita. Il primo sono i giochi esplosivi, cioè corse che hanno portato a casa almeno 10 yard e passaggi oltre le 20 yard. Sono quelle azioni che tendenzialmente ti fanno sobbalzare sul divano o sul seggiolino dello stadio per i fortunati che la vedono dal vivo. L'altro parametro è la total epa prodotta, sintomo dell'impatto offensivo che una squadra può generare.
Nel grafico sono indicati nell'asse dell'X la total epa, mentre su quello delle Y il numero di giochi esplosivi.
Partendo dai più virtuosi, collocati in alto a destra, troviamo le squadre che hanno prodotto buoni numeri per entrambi i valori. Tra queste troviamo i Ravens, i Commanders, Lions, 49ers e Packers. Tra le "anomalie" e tra le sorprese della stagione troviamo sicuramente i campioni in carica dei Kansas City Chiefs. La squadra guidata da Mahomes è all'ultimo posto per giochi esplosivi, nonostante riesca a mantenere una discreta produzione offensiva.
Concludiamo con la parte più brutta da vedere: quegli attacchi che ti verrebbe voglia di cambiar canale. Non me ne vogliano i loro tifosi. Qui troviamo i Raiders, Browns, Patriots, Dolphins, Panthers e Titans.
(Andrea Casiraghi in esclusiva per le newsletter)
Le nostre T-SHIRT
In questi ultimi giorni abbiamo arricchito la nostra collezione di T-SHIRT con giocatori e squadre che hanno fatto la storia della NFL, ovviamente altre si aggiungeranno :-)
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Il ruggito della tigre
In questa stagione gli attacchi NFL si stanno dimostrando sempre più aggressivi.
Con le difese che sono salite ulteriormente di livello, limitando il punteggio di molte partite, abbiamo visto gli allenatori cercare di sfruttare tutte le occasioni possibili per prolungare i drive dei loro attacchi. Nel Sunday Night tra Bengals e Giants, nel terzo quarto col punteggio di 7 a 0 per Cincinnati, l’head coach Daboll ha deciso di giocarsi un 4&2 sulle proprie 40 yard e il rischio ha pagato grazie a una corsa di 4 yard. Una decina di anni fa una giocata del genere sarebbe stata giudicata un azzardo incredibile, soprattutto con un punteggio ancora in bilico e una posizione di campo difficile, perché in caso di mancata realizzazione avrebbe automaticamente messo in raggio da field goal gli avversari.
Astraendola dalle condizioni al contorno, come punteggio e posizione di campo, una soluzione del genere sarebbe stata tentata circa il 40% delle volte in questa stagione, mentre 10 anni fa solo il 15% delle volte, pur non essendo variata la percentuale di conversione che è del 54% in questa stagione e del 61% nel 2014. Con l’aiuto di Andrea Casiraghi abbiamo predisposto una tabella ed un grafico riepilogativo con la percentuale di 4° down giocati, con 1-2-3 yard da conquistare, e la loro probabilità di conversione dal 2009 (stagioni intere) al 2024 (prime 6 week).
Al netto di alcune approssimazioni e semplificazioni, risulta evidente come nella regular season in corso i quarti down tentati sono aumentati sensibilmente. Negli ultimi 10 anni, la percentuale di tentativi è più che raddoppiata nei casi di 4&3, raddoppiata nei 4&2 e poco meno che raddoppiata sui 4&1.
Le yard da conquistare sono uno dei principali elementi che viene preso in considerazione nella scelta di giocarsi un quarto down, oltre ad altre variabili importantissime come il punteggio, il tempo rimanente e la posizione di campo. Non è facile trovare una singola motivazione a giustificazione di questo aumento. Sicuramente la volontà di giocarsi la vittoria con il proprio attacco e i propri playmaker offensivi ricopre un ruolo di sicura influenza nella decisione dei coaching staff, così come le percentuali incoraggianti di conversione suggerite dagli analisti delle varie squadre. Le franchigie, oltre a cercare talenti da schierare in campo, ampliano i loro dipartimenti di data analyst per migliorare i loro modelli e le loro strategie applicabili in ogni situazione di gioco.
Io, pur essendo un appassionato di statistiche, ritengo che ci siano una serie di fattori intangibili che devono propendere per una soluzione o per l’altra, perché l’inerzia di una partita conta molto secondo me e gli head coach devono essere bravi a capire quando hanno bisogno di invertirla o quando devono stare attenti a non rivitalizzare l’avversario con una giocata che lo può rimettere in partita.
Vediamo se questa tendenza continuerà per tutta la stagione, ma sembra che per i punter si prospettino prolungati tempi in panchina ad aspettare il loro ingresso in campo.
(Giorgio Prunotto in esclusiva per la newsletter)
Huddle Classic in pillole
La storia della NFL è disseminata di nickname più o meno conosciuti, dalle origini più o meno strane e dalle storie più o meno conosciute.
Tutti si ricordano la "Doomsday Defense" dei Dallas Cowboys, dell'"Orange Crush" dei Denver Broncos, della "Steel Curtain" dei Pittsburgh Steelers degli anni '70 (un periodo particolarmente prolifico per i nickname). Negli ultimi anni possiamo ricordare le due "Legioni": la "Legion of Boom", cioè la secondaria difensiva dei Seattle Seahawks composta da Kam Chancellor, Earl Thomas, Brandon Browner e Richard Sherman, e la "Legion of Zoom", cioè il corpo ricevitori dei Kansas City Chiefs di questi ultimi anni, che comprende Tyreek Hill, Sammy Watkins, Demarcus Robinson, Mecole Hardman ed il tight end Travis Kelce.
Uno dei nomi più noti di inizio secolo, è certamente il "Greatest Show on Turf" (qui la t-shirt) dei St.Louis Rams di Kurt Warner, Marshall Faulk, Isaac Bruce, Torry Holt e Az-Zahir Hakim, ma forse non tutti sanno che inizialmente il nickname era "The Greatest Show on Earth", ed il riferimento al turf venne inserito solo dopo la sconfitta contro i Tennessee Titans (che sarebbero poi stati sconfitti dai Rams nel Super Bowl XXXV quello stesso anno), perchè quella partita si giocò su un campo in erba naturale ed i detrattori iniziarono ad insinuare che i Rams erano grandi solamente quando giocavano sulle superfici artificiali (turf, appunto). Sempre della serie "non tutti sanno che...", ill nickname "Greatest Show on Turf" era già stato utilizzato anni prima, esattamente nel 1992 per descrivere gli Houston Oilers che giocavano una Run'n'Shoot davvero spettacolare.
Non è inusuale riciclare i nickname, soprattutto per quanto riguarda i giocatori, ma anche per i reparti o le squadre gli esempi sono molteplici. Addirittura uno dei nickname più iconici, "The Fearsome Foursome", negli anni ha indicato ben quattro diverse unità difensive. Nel 1957 furono i Nrw York Giants a schierare una versione (la prima) dei "Fearsome Foursome" composta dagli end Andy Robustelli e Jim Katcavage, e dai tackle Rosey Grier e Dick Modzelewski. Tre anni dopo, nel 1960, toccò al front fpur dei Detroit Lions, composto da Bill Glass, Darris McCord, Alex Karras e Roger Brown fregiarsi dello stesso nome. Per non essere da meno, la neonata AFL, oltre a cercare di "rubare" i talenti alla NFL, si appropriò anche del nickname "Fearsome Foursome", affibbiato al front four dei San Diego Chargers del 196, composto da Ron Nery, Bill Hudson, Ernie Ladd e Earl Faison.
Il front four più ricordato con il nome di "Fearsome Foursome", però, è l'ultimo che si è fregiato di questo nome: quello dei Los Angeles Rams. I Rams utilizzarono questo nickname a partire dal 1963 con Rosey Grier (l'unico a fregiarsi del nickname con due squadre differenti), Lamar Lundy, Merlin Olsen e Deacon Jones, fino alla stagione 1979. Ovviamente in questi 16 anni i protagonisti cambiarono con una certa frequenza, ma si ricordano nomi altisonanti che, man mano, fecero parte della "Fearsome Foursome" dei Los Angeles Rams, tra cui Jack Youngblood, Fred Dryer e Larry Brooks.
(Massimo Foglio in esclusiva per la newsletter)
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In chiusura
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